Il politico «democratico» del nostro tempo
di Dru

La Democrazia ha come scopo ultimo l'unità di libertà ed eguaglianza e si oppone a una libertà d'intrapresa che riduca o addirittura cancelli l'eguaglianza



Esistono situazioni nelle quali i governanti di uno Stato costituzionale e democratico sono costretti, per difenderlo e assicurarne la sopravvivenza, ad agire contro la Costituzione e la Democrazia, ossia contro ciò alla cui tutela essi sono preposti.

La Democrazia ha come scopo ultimo l'unità di libertà ed eguaglianza e si oppone a una libertà d'intrapresa che riduca o addirittura cancelli l'eguaglianza.

La politica è inganno e i tiranni antichi o moderni non dicono di agire per il bene dei loro sudditi anche se credono e fanno credere che essi andrebbero in rovina se lui non ci fosse.

Il politico "democratico" del nostro tempo (il politico della democrazia procedurale), invece, lo dice: deve dire che i propri progetti hanno come scopo il bene della comunità (e che sono i più idonei a realizzarlo): altrimenti gli elettori non lo voterebbero.

Se il suo scopo primario fosse effettivamente il "bene comune", nel senso che egli subordina e sacrifica al "bene comune" il vantaggio personale che egli potrebbe conseguire per il proprio maggior potere, allora egli sarebbe un santo.

Il politico "democratico" del nostro tempo deve continuare a dire, se vuol sopravvivere come politico, il contrario di quel che fa: deve dire che quel che fa ha come scopo primario il bene comune: è costretto a mentire altrimenti è finito, non può dire come uno scienziato " quel che sto facendo potrebbe essere sbagliato", deve dire "Quel che sto facendo è indiscutibilmente giusto".

La gente si fida di chi si fida di sé

Il politico "democratico" del nostro tempo è così, questa non è quindi una critica.

Così si comporta qualunque individuo che abbia un certo potere.

Ad esempio chi produce e vende merci le presenta come un "bene comune" cercando di far credere (aiutato dalla pubblicità) che il suo scopo primario è tale bene e che il proprio tornaconto è in secondo piano.

Il politico "democratico" del nostro tempo ha in cima ai suoi desideri il proprio tornaconto, come l'imprenditore ha in cima ai propri desideri il profitto privato, ma bisogna che i suoi prodotti siano appetibili per gli acquirenti.

In ogni caso il politico "democratico" non può dire agli elettori quello che sta facendo. Non può dire: "Lo scopo primario delle mie azioni politiche le dedico ai miei tornaconti"


Se lo spazio che costituisce lo scopo primario viene diviso da più occupanti dove in questo caso il tornaconto personale dell'uomo politico  e  il "bene comune" voluto dalla struttura democratica convengono, ognuno dei due limita l'altro e se l'uomo "politico democratico" non è un santo farà in modo che la limitazione, cioè lo svantaggio maggiore, sia subìto non dal proprio tornaconto personale, ma dal "bene comune".

Analogamente al capitalismo che crede di poter assumere come scopo primario  sia l'"incremento del profitto" privato, sia la salvaguardia dell'ambiente.

Nel mondo occidentale il politico "democratico" del nostro tempo appartiene ad una democrazia, quella procedurale, che per principio esclude che il "bene comune" fondato sulla conoscenza della verità "assoluta" abbia per se stesso valore di legge.

Quindi il politico moderno che si rifà al "bene comune" o è un fedele nell'esistenza di tale bene, essendone epigono della tradizione, o più semplicemente mente.

Perchè nella tradizione occidentale il "bene comune" è essenzialmente, o primariamente, quello che viene mostrato alla politica dal "sapere incontrovertibile e assoluto" in cui consiste "la conoscenza della verità" oggi al suo tramonto.

Difficilmente l'uomo politico della tradizione mantiene il proprio dovere, come quello moderno, ma in linea di principio non esiste alcun ostacolo che gli impedisca di farlo e quando lo fa non è un santo ma un filosofo come Marco Aurelio o come Adriano.

Ma appunto, la verità dell'episteme è al tramonto e quindi è al tramonto la politica che su tale episteme si fonda.

L'unico valore che rimane, dopo il tramonto di ogni valore assoluto, è la volontà di potenza, che innanzitutto vuole la propria potenza e che dunque mente quando dice di volere il bene (ossia la potenza) comune.

Dru