Streaming e mistero
di Aldo Vaglia

Potere e mistero sono da sempre la faccia della stessa medaglia. È per questo motivo che tutti gli stati si dotano di servizi segreti..
Ma la nobile arte della politica ci guadagna o ci perde se viene fatta in streaming?



Andreotti è considerato uno dei maggiori strateghi del mistero politico contemporaneo. Sua la frase: “Chi non vuol far sapere una cosa, non deve confidarla nemmeno a se stesso”.
Il mistero e la potenza dell’agire politico travalica la reale conoscenza e crea quell’alone di onnipotenza dato anche dalla sola presunzione che uno possa sapere.
Capire il mistero è perciò svelarlo!
È togliergli quella forza dirompente di ricatto di cui dispone.

Lo svelamento è un punto di forza della democrazia. Introduce  quella forma  di “democrazia partecipata” di cui difetta la democrazia rappresentativa.
Lo streaming non ha, di per sé, nessuna controindicazione. La controindicazione è l’uso improprio che ne viene fatto. È la seconda volta che si usa per deridere l’avversario e le istituzioni. Ogni volta che ciò accade qualche avveduto parlamentare dei 5Stelle lo fa notare, ed immancabilmente viene messo alla berlina, se non espulso.
Si affossano in questo modo sia lo strumento che la democrazia.

La discussione poi degenera in un “mi piace-non mi piace” dove tutti i sostenitori da una parte e dall’altra si scontrano sull’audience che ha ricevuto la recita senza mai inoltrarsi nelle argomentazioni.
Il problema dell’incontro di Grillo con Renzi non è politico, ma di maleducazione istituzionale.
I primi a farne le spese sono proprio quelli della rete che hanno dato al loro capo, contro la sua volontà, l’incarico a rappresentare le ragioni del movimento.
L’incarico è stato completamente disatteso. Si è assistito alla replica di un monologo già sentito poche ore prima a Sanremo. Senza alcun rispetto per luogo e funzione del parlamento.

Il secondo sgarro istituzionale è nei riguardi di quelli che i 5Stelle non li hanno votati.
Il dovere di ogni eletto, che da tutti viene pagato, non è quello di rendere conto esclusivamente al proprio movimento, ma alla Nazione; da qui la dicitura: “senza vincolo di mandato”.
Si può essere o non essere d’accordo, ma finché le regole non si cambiano quelle che ci sono vanno rispettate. 

Molti movimenti sia culturali che politici hanno contribuito a cambiare i costumi e le pratiche politiche senza avere rappresentanti nelle istituzioni.
Il movimento studentesco degli anni ‘70  i movimenti femministi, gli stessi verdi per un lungo periodo, hanno cambiato il modo di pensare di intere generazioni senza ricoprire alcuna carica.
Si può fare politica anche facendo parte della società civile.
Se però si sceglie di partecipare alla competizione elettorale e se ne godono i vantaggi, bisogna rispettarne anche le regole.

Gli incontri con il Presidente della Repubblica per nominare il primo ministro, con il conseguente passaggio alle consultazioni per la nomina del governo, fanno parte dei doveri costituzionali di ogni forza politica.
L’insulso vociare dei propri sostenitori, non può trasformare una mediocre recita in un consapevole atto politico.
La distanza dalle aspettative che questo movimento aveva creato e il suo reale incidere sul cambiamento rimane abissale.
È un nuovo teatrino della politica che ha cambiato attore.