Due giovani gardonesi in partenza per Ecuador e Perù
di Erregi

Comincerà a marzo l'avventura sudamericana di due giovani gardonesi, che hanno passato le selezioni del Servizio civile internazionale: il 29enne Roberto Zambonardi e il 26enne Giuseppe Pagani

 
Per Roberto Zambonardi, conosciuto da tutti gli amici semplicemente come 'Zambo', quello del prossimo marzo sarà il secondo viaggio in Ecuador, mentre per Giuseppe 'Beppe' Pagani, è la prima volta in Perù, ma entrambi sono ugualmente emozionati.
 
Per i due giovani gardonesi (rispettivamente 29 e 26 anni) l'avventura del Servizio civile internazionale in Sudamerica sarà una di quelle destinate a cambiare per sempre le loro vite e, forse, la visione del mondo.
 
Roberto, laureato in Psicologia a Milano, ha già mosso i suoi primi passi nel mondo del volontariato, nella comunità di Otavalo, in Ecuador e sembra proprio che se ne sia innamorato, tanto da scegliere di nuovo l'Ecuador come meta prediletta per il servizio internazionale.
 
Giuseppe, invece, oltre alla laurea in Scienze politiche a Padova, ha anche viaggiato con il progetto Leonardo e con l'Erasmus, ma è alla sua prima volta in Sudamerica ed ha scelto il Perù. O, forse, sarebbe più corretto dire che è stato il Sudamerica a scegliere loro.
 
I due giovani seguiranno due progetti di sostegno alle comunità locali, molto diversi ma entrambi volti a stimolare l'auto-sostegno, come hanno spiegato. "A Salinas de Guaranda - racconta Roberto - avvieremo sia la gestione di un ostello turistico comunitario sia orti famigliari per garantire maggiore sicurezza alimentare".
 
E Giuseppe, invece, partirà alla volta di Huancayo. "Dovremo aiutare e coordinare le associazioni locali che provano a difendere l'ambiente e diminuire l'impatto delle attività estrattive in prossimità del vicino fiume". Il tutto circa in un anno, compreso anche il corso di formazione che li attende prima della partenza.
 
E qual è la motivazione alla base della partenza stessa? Prima della lista è la voglia di viaggiare per aiutare gli altri, poi, forse, viene la necessità di conoscere anche se stessi, vedendosi riflessi negli occhi di qualcuno che osserva da una prospettiva completamente diversa, che vive in un Paese completamente diverso.
 
E magari, sotto sotto, c'è anche un pizzico di preoccupazione, un po' di ansia da prestazione, un po' di nostalgia che già comincia a farsi sentire sottopelle. Ma a vincere su tutto è la spinta umanitaria, la voglia di darsi da fare e passare dalle parole alle azioni, dalla teoria alla pratica, dal volere al potere, con il sostegno di tutti gli amici della loro piccola cittadina, Gardone.