Luoghi diversi
di Itu

Tutti i nostri sensi sono coinvolti nel nostro passaggio terreno, ogni luogo impregnato dei sentimenti di chi ha attraversato il mondo prima di noi. I nostri figli accetteranno la sfida di percorrere tante incertezze solo se noi adulti ci uniamo al coro dei passati


Ero poco attenta fino a poco fa ai luoghi che attraverso, la geografia dei miei sentimenti divorata dall'urgenza di percorrere tutto il percorribile e niente più.
Poi cambia la percezione, ho cominciato con scartare i posti dove ci si trova senza voler scambiare niente, sono arrivata a compromessi per sopportare affollamenti per ritrovare condivisione impossibile nella solitudine.

Succede così, quando entro in una casa l'ordine mi consola solo se trovo persone che curano se stesse tra quelle pareti: senti allora l'odore del pasto appena consumato, i rumori delle diverse età, il libro appoggiato in cucina che una pagina si può leggere anche mentre si mena il sugo, l'aria che gira non succhia energia, non può proprio perchè non c'è tempo.

In ospedale si pensa che sia luogo di trepidazione e catastrofe, la salute un gran da fare quando ci scorre via tra le dita, eppure non so se per la morfina che mi somministrarono prima di un intervento in urgenza combinato con l'anestesia del caso, ma risvegliata tra nausee, dolori e cannucce varie infilate nel mio corpo cominciai a ridere di una battuta della mia compagna di camera e traballò anche quella misera certezza.

In ospedale si nasce, si muore, a volte si trova una cura che ci permette di virare strada e tra odori di disinfettante e candeggina arrivano cotolette con purè paradisiaci.
Nei corridoi degli ospedali la vita è nell'essenza più atroce, per questo faccio fatica a comprendere la fame di divagazione di chi sceglie le dipendenze.

In chiesa l'odore dell'incenso chiama lo spirito ad elevarsi, la preghiera il mantra per sopportare i nostri peccati e (poco) consolarci della nostra umanità: mi piace rivolgere lo sguardo indietro nel tempo, dove il ricovero della chiesa si spendeva nella pace ad accogliere i diversi, i più "inutili" e affaticati.

Ci sono poi diversi luoghi di assemblamento "culturale": teatri, cinema, biblioteche, stadi, musei dove viene spontaneo inoltrarci nel sentimento comune dell'attività scelta, qualcosa di straordinario per chi non è indaffarato nella sopravvivenza.
Quando nelle teche di un museo vedo un reperto come un pettine, un foglio, una stoffa mi struggo della morte di chi lasciò le impronte, diventa morte del tempo attuale, la mia morte che sbava nel tempo che verrà.

Se almeno smettessimo di mitizzare i nostri corpi, se prendessimo atto che sono gusci e corazze a servizio dei nostri sensi, se potessimo riposarci sapendo in coscienza che tutto è già accaduto, potremmo allora dare ai nostri figli la voglia di ricominciare?