Quando la notte
di Itu

Con dolore prendo atto: sono una delle tante madri sbagliate, una mamma come tante a scelta tra di noi

 
Quando la notte. E’ il titolo di un film della regista Comencini abbastanza recente che su sky stavo rincorrendo da diverso tempo e che sono riuscita a vedere integralmente qualche giorno fa .

Quando è uscito creò un vespaio di polemiche perché la regista si è confrontata su un tema scabroso sul mito della mamma e la pellicola sviscera la paura di trovare nel fondo di noi madri il nucleo più orrendo che vorrebbe eliminare il figlio quando per crescere succhia tutte le nostre energie.

Trovavo inutile ingarbugliare la storia già così travagliata con l’incontro casuale con un solitario della montagna in vena di risarcimento della propria madre fuggitiva, poi ho preso considerazione di quell’eco che serviva a ribadire quanto le madri comunque siano sbagliate.

Una madre di ventiquattro anni con in braccio l’ultimo frutto di tre mesi e altri tre marmocchi in casa, il maggiore di quattro anni, mi ha ricordato quanto necessaria diventa una doccia calda con la porta chiusa di cinque minuti filati di pura pulizia .

Quando ogni notte devi interrompere il tuo sonno, quando ti accorgi che il vestito che hai indosso è il solito da qualche giorno pure macchiato di qualche rigurgito, che i tuoi occhi sono gonfi di lacrime represse, i nervi serpeggianti dei capricci di sfida, di pappe avanzate da riciclare, di water da disinfettare e di corse per l’ultima febbre niente consola l’illusione: si vorrebbe riavvolgere tutto il film svolto e nascondersi in un bunker del deserto.

Qualcuno potrebbe pure dire che esistono precauzioni, vorrei ricordare comunque che mamme lo si diventa strada facendo e che saremo lo stesso sbagliate per tutti i pesi delle madri precedenti.

Così ognuna consuma la sua illusione e disillusione e intanto la vita scorre.