Assolutamente sì, assolutamente no
di Itu

Il nuovo si vuole sempre distinguere, le espressioni verbali si servono spesso dell'inconsapevolezza per cercare spazi diversi

 
La comunicazione verbale prende vie ridondanti soprattutto quando cerca di spiegare i momenti di crisi, mi vengono in mente gli storici collettivi alle superiori con il pensoso istigatore di turno che con sguardo altrove lasciava nell’aria un “Cioè….”

Aveva da venire Berlusconi a riempire quel vuoto pneumatico di neuroni spiazzati da ormoni incandescenti a suggerire lo strepitare pubblicitario del vivere facile, sicuramente il “cioè” un tergiversare intercalato nel discorso che permetteva lo scorrere di parole che si arrampicavano sugli specchi.

In fin dei conti l’onda di quel tempo trovò comunque vie per capirsi e andare oltre, spesso senza fermarsi mai a analizzare cosa aprisse di misterioso quell’intercalare con un “cioè”.

La generazione attuale quando decide di usare la parola per comunicare sa trovare formule accattivanti per attirare l’attenzione, in particolare rimango inchiodata a quell’espressione che allerta la colonna vertebrale e mette in assoluto un sì o un no.

Non so perché ma mi sento a disagio mentre credo di formulare una richiesta per ritirare un modulo e sentirmi rispondere un enfatico “Assolutamente sì”, mi sembra di scomodare il Creatore in persona che di assoluto se ne intende viste le proporzioni diverse che può vedere nei nostri limitati ed umani percorsi.

Anche il “no” diventa gigantesco preceduto dall’ “assolutamente”, un peso inutile dal mio punto di vista, forse solo perché un po’ attempata sento il bisogno di alleggerire l’assenso ed il diniego, la più veloce delle risposte specialmente nell’incertezza che si verifichi qualche crollo di nervi.

Siamo sopravvissuti al “cioè”, stiamo affrontando “l’assolutamente” e nel mezzo altri vezzi verbali che le nuove generazioni masticano senza badare dove esercitano l’istinto.

Ecco, forse basterebbe solo la consapevolezza di quel che si dice….