Love this Giant
di Paolo Dusi

Il bianco e il nero, il vecchio e il nuovo, un uomo e una donna... lunedì 9 settembre al Teatro del Vittoriale di Gardone Riviera andrà in scena uno tra gli appuntamenti più attesi del festival Tener-a-mente.

 
David Byrne e St. Vincent presenteranno il loro nuovo album Love this Giant.

Da un lato del palco, la grande esperienza di David Byrne – ex leader dei Talking Heads, gruppo newyorkese degli anni settanta che ha tradotto in musica i colori di Andy Worhol e della sua Farm, realizzando dei capolavori come Psyco Killer o This must be the place.
Dall’altro, a portare freschezza e bellezza, Annie Clark, giovane artista meglio conosciuta come St. Vincent, che sta scalando le classifiche con la sua personalità artistica fuori da ogni schema.
 
Due musicisti che hanno molte differenze fra loro – la più evidente i trent’anni che li separano –  ma che si riconoscono nel modo di fare musica e di vedere il mondo: entrambi hanno sicuramente una voglia incontenibile di creare, di mescolare, di contaminare e contaminarsi.
Proprio per questo, dopo aver suonato insieme durante un concerto di beneficenza, hanno deciso di continuare l’esperienza. Il risultato è un piccolo capolavoro a quattro mani, che ora stanno portando in giro per il mondo.

Love this Giant è il nome che hanno dato a questa loro strana creatura.
E “strano” è l’aggettivo corretto, perché è quello che salta in mente al primo ascolto.
Sonorità poliedriche e giustapposte sono utilizzate in maniera magistrale per creare un senso di vertigine e lasciare l’ascoltatore continuamente sorpreso e senza parole.
 
Ma non è tutto.
I due artisti che, come in un dialogo, si alternano e si scambiano battute musicali, sono accompagnati da una sezione di ottoni con tanto di basso tuba e corno francese.
Un’altra stranezza, che riesce però a caratterizzare questo lavoro e a renderlo unico nel proprio genere.

Non pensiate però che quest’opera sia un puro esercizio di tecnica.
Dietro alle sonorità frizzanti Love this Giant (dove il gigante è la televisione) è un’opera di denuncia, un ritratto cinico e disincantato della nostra società del niente, dell’ansia tutta moderna di cercare altrove, nella televisione, per strada, quello che non si riesce più a trovare dentro di sé.
L’annullamento della propria identità per diventare quello che bisogna essere, perdersi per essere liberi.

I used to think that I should watch TV
I used to think that it was good for me
Wanted to know what folks were thinking
To understand the land I live in
And I would lose myself, and it would set me free

Per questo, e per altro ancora, lo spettacolo che andrà in scena lunedì sera sarà davvero imperdibile, anche perché non è detto che sia possibile, in futuro, rivedere questi due artisti insieme.
Vista la prima esperienza però, ci si augura possa accadere di nuovo.