Enduro e Cai su sentieri inconciliabili
di Erregi

La gara del campionato regionale di enduro svoltasi a Collio e San Colombano lo scorso 25 agosto ha sollevato un polverone mediatico, con il Cai Collio che aveva lamentato la sua esclusione dall'evento

 
Una lettera firmata da Oreste Mozzoni, presidente della sottosezione Cai di Collio era stata inviata, all'indomani della gara di campionato regionale di enduro organizzata dal Moto Club Gardone, ai responsabili del Comune e della Comunità montana.
 
Una protesta che non ha nemmeno atteso che si raffreddassero i motori delle moto in gara e che lamentava soprattutto il fatto che il Cai non fosse stato chiamato in causa nella scelta dell'itinerario da far percorrere alle moto, prima di emettere i permessi perché la gara si svolgesse.
 
Ma perché Comune e Comunità avrebbero dovuto contattare l'associazione? In realtà non c'è alcun apparente motivo, o meglio, non c'è alcun obbligo da parte dei due enti che hanno risposto alla lettera inviata dal Cai attraverso il "Giornale di Brescia" ma in due maniere diametralmente opposte.
 
Gian Pietro Temponi dell'ente comprensoriale si è scusato e ha dichiarato che il club alpino non è stato contattato per una semplice dimenticanza, mentre Fausto Paterlini, vicesindaco di Collio, non ci sta a farsi tirare le orecchie dal Cai e sottolinea che il Comune non aveva, nei confronti dell'associazione, alcun dovere.
 
La protesta, però, si protrae soprattutto perché, stando alle dichiarazioni di Mozzoni, uno dei sentieri utilizzati per la gara, il 343 da Memmo alle Sette Crocette, impiegherà almeno quattro anni per tornare alla normalità dopo il passaggio dei 247 piloti della gara.
 
Da Mauro Baglioni del Cai Valtrompia, invece, arrivano dati molto ridimensionati: due anni invece di quattro, la metà, perché la cotica del sentiero 343 si riprenda, ma se si scende un po' più a fondo, è la stessa sottosezione di Collio ad ammettere che su quell'itinerario non viene eseguita la manutenzione da almeno 4 anni.
 
Nel frattempo i volontari del Moto Club Gardone, storica associazione che ha organizzato e portato avanti l'evento con i dovuti permessi firmati da comune di Collio e Comunità montana, cercano di far parlare i fatti e di non dare adito ad ulteriori polemiche: già dal lunedì successivo alla manifestazione, con zappe e badili ma anche mezzi più pesanti, gli enduristi erano al lavoro per sistemare i tratti più critici.
 
Effettivamente, a un occhio poco esperto potrebbe sembrare che, in questo caso come forse in molti altri, chi ha dimostrato maggiore interesse per l'ambiente sia stata l'associazione motociclistica più che quella alpinistica che, come hanno dichiarato dal Moto Club, "si sarebbe potuta far sentire prima della gara, allora sì avrebbe dimostrato preoccupazione per la natura".
 
Posizioni che restano inconciliabili, ma anche dati positivi per Collio: come ha sottolineato il secondo cittadino, il fine settimana della gara di enduro ha fatto registrare il tutto esaurito a ristoratori e albergatori e il comune si è detto fin da subito aperto a nuove manifestazioni di questo tipo dopo aver sostenuto il Moto Club fin nei primi passi dell'iter per organizzare l'evento.