Una riflessione sulle frasi di Bossi in Valtrompia
di Redazione

Riportiamo di seguito la lettera inviata alla redazione da un lettore di Polaveno sul discorso tenuto da Umberto Bossi nella visita effettuata una decina di giorni fa all'interno della festa della Lega Nord tenutasi in via Seradello a Sarezzo

 
Gentile Direttore,
 
nei giorni scorsi Umberto Bossi è intervenuto alla festa della Lega a Ponte Zanano. Crea innanzitutto sconcerto il fatto che Umberto Bossi, segretario politico della Lega negli anni degli scandali, dei gioielli, delle barche, della laurea a Tirana, dei fondi di partito utilizzati per spese personali da alcuni suoi familiari e da vari esponenti leghisti a lui vicini, sia ancora una voce ascoltata e sia ancora invitato alle varie feste della Lega.
 
Chi ha avuto la responsabilità politica negli anni in cui la Lega è stata travolta dagli scandali, e quanto meno non si è accorto di tutto ciò, dovrebbe avere la dignità e la coerenza di lasciare e farsi da parteMa non è su questo che voglio discutere, quanto su altri due aspetti.
 
Il primo riguarda un’affermazione già fatta altre volte da Umberto Bossi alle feste della Lega in Valtrompia e altrove, ripetuta anche a Ponte Zanano nei giorni scorsi, come riportato dai quotidiani locali e dai maggiori quotidiani nazionali: “Meno male che qui in Valtrompia ci sono ancora le armi, un giorno serviranno”.
 
È un’affermazione gravissima, eversiva, che non si può accettare e che non può essere catalogata come una delle colorite battute di Bossi. E neppure può essere tollerata rifacendosi a quanto aveva detto Massimo Cacciari, ossia che Bossi ogni tanto straparla e non bisogna fargli caso.
 
Ma gli esponenti bresciani, e nazionali, della Lega, hanno niente da dire quando Bossi evoca le armi? Daniele Molgora, presidente della provincia, dunque persona con un importante ruolo istituzionale, presente a Ponte Zanano, perché non ha contestato tali gravissime affermazioni? E perché non interviene a condannarle ora, pur se a posteriori? E Fabio Rolfi, pure presente a Ponte Zanano e pure persona che ricopre in sede di Regione Lombardia incarichi istituzionali, non ha niente da ridire su quanto affermato da Bossi? Forse che per Rolfi e Molgora l’evocazione delle armi è coerente con le leggi dello Stato italiano che loro, nell’accettare incarichi istituzionali, si sono impegnati a rispettare e fare rispettare?
 
Un secondo aspetto che vorrei sottolineare è l’affermazione fatta sempre da Bossi a Ponte Zanano, e riportata dai quotidiani locali, secondo cui Berlusconi è un perseguitato e che in tale direzione va letta la recente sentenza della Cassazione. Già altri esponenti nazionali della Lega avevano fatto affermazioni simili, difendendo Berlusconi e attaccando la magistratura. Ci troviamo così nella sconcertante situazione di un partito che ama definirsi popolare, ma che nel contempo difende un miliardario condannato in via definitiva per frode fiscale!
 
Come sono lontani i tempi in cui la Lega parlava di Roma ladrona! Ora non solo si è trovata i ladroni in casa, ma si mette anche a difendere quelli condannati in via definitiva per frode fiscale.  
 
Tutto questo fa comunque capire perché ormai anche al Nord la Lega sia una forza residuale, come dimostrano le sonore batoste alle ultime elezioni. Infatti in termini di voti la Lega, anche in Lombardia e in Veneto, viene ormai nettamente dopo il PD, il PDL, il Movimento Cinque Stelle.
 
Insomma, forse la calura estiva fa straparlare, ma anche in questo caso non tutto può essere accettato e tollerato. E i primi a alzare la voce dovrebbero essere gli stessi leghisti. Invece, silenzio.
 
Proprio come quando venne candidato nella nostra provincia, per le Regionali, Renzo Bossi, che aveva il solo “merito” di essere il figlio del capo. Anche allora silenzio, anzi appoggio pieno a tale candidatura da parte degli esponenti bresciani della Lega, i quali, una volta tramontata la stella di Umberto Bossi, si sono subito precipitati sul carro di Maroni.
 
Distinti saluti,
Anselmo Palini
Polaveno