Se l'adolescente preferisce i coetanei
di Annalisa Croci

Durante l'infanzia i genitori rappresentano le figura di riferimento, le persone più importanti; spesso vengono idealizzati ed ogni consiglio è ritenuto vero, importante...


Nel periodo dell’adolescenza le figure significative non sono più i genitori, ma il gruppo di coetanei: l’adolescente disinveste dalla relazione con le figure adulte per reinvestire su quella con i pari.
Gli amici quindi rappresentano un nuovo, momentaneo, sostegno, un nuovo terreno in cui poter sperimentare, sviluppare modalità di integrazione, aprirsi allo scambio ed al confronto.

Spesso l’adolescente adotta comportamenti che i genitori non hanno mai notato in lui, fino a quel momento, ciò esprime il bisogno di omologarsi al gruppo per poter fare parte di esso e del proprio tempo.
Infatti il compito dell’adolescente verso il gruppo dei pari è complesso e comprende: inserirsi, avere un ruolo, sentirsi accettato e sentirsi valorizzato.
 
Per far parte del gruppo spesso l’adolescente diventa una copia dei propri amici, assume gli stessi atteggiamenti, condivide esperienze, desidera lo stesso abbigliamento; tali modalità talvolta non sono comprese dai genitori e dunque criticate, da ciò possono nascere conflitti quotidiani.   
Inoltre è parte del processo di legame con i pari l’utilizzo di un ” gergo “ , ossia di un linguaggio particolare, che permette di comunicare significati impliciti e sentirsi appartenente al gruppo. Tale gergo nasce dalle esperienze condivise degli adolescenti e non è perciò accessibile a chi non vive tali esperienze. 

È importante ricordare che i genitori non devono omologarsi agli adolescenti o comportarsi come i figli, per cercare di essere più vicini a loro; i genitori devono fare i genitori e poter essere identificati come figure autorevoli.
Il ragazzo progressivamente non deve più essere dipendente dai propri genitori, ma avere proprie caratteristiche, proprie modalità e la possibilità di sperimentare ( entro i limiti e le norme ).
L’emancipazione dunque è la meta di quel lungo processo iniziatosi nella prima infanzia e tramite il quale il ragazzo giunge a percepirsi come separato, come un individuo singolo ed unico.

Un campanello dall’arme può essere individuato in alcuni comportamenti, ad esempio se si limita nelle relazioni con i pari , o se ha una tendenza alla promiscuità eccessiva, o ancora se investe totalmente sugli amici cancellando le figure genitoriali.
Talvolta questi comportamenti esprimono un disagio interno molto forte che deve essere preso in considerazione, non sottovalutato o erroneamente confuso come “ un normale comportamento dell’adolescenza “ o come “ è una fase, passerà “. L’adolescente infatti manda segnali di disagio, spesso non verbalizza il proprio malessere, pertanto è necessario che i genitori osservino e talvolta si preoccupino in modo sano per i propri figli.

Dott.ssa Croci Annalisa
PSICOLOGA
Cel. 3342357696
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