Guido Angoli, l'ultimo sarto della Valgobbia
di Redazione

Già in pensione ma ancora al lavoro per una passione che non accenna d estinguersi l'83enne originario di Castrezzato ma giunto a Lumezzane nel 1952 per praticare il mestiere di sarto, ormai quasi dimenticato dal mondo moderno

 
L’ultimo sarto all'ultimo atto. Guido Angoli, 83enne diversamente giovane, asseconda ancora la passione del ... taglia e cuci, proprio per non sgranare su passi stanchi e marciapiedi ardui (quelli di Lume) la vita di  pensionato.
 
La passione lo porta a "bisigare" attorno a qualche pezza di stoffa pregiata, il forbicione ancora fermo, le cuciture meticolose per abiti che un tempo sapevano di quotidianità, oggi d’assoluta rarità.
 
Angoli aveva appreso l’arte della sartoria dal rinomato maestro De Sanctische teneva atelier in corso Zanardelli, proprio in fronte al Teatro Grande.
 
Erano tempi in cui l'abito su misura dava la ... misura dello status di chi lo indossava. A Brescia in bicicletta dalla natia Castrezzato, poi l’avventura, nel 1952, della salita a Lumezzane. E fu grande successo, tanto che l’atelier di Angoli poteva contare su cinque dipendenti.
 
I suoi abiti si distinguevano per l’accuratezza delle finiture, tutte rigorosamente a mano, per la linea d’indiscutibile eleganza. Ed erano anni in cui a Lumezzane lavoravano e prosperavano dieci sarti.
 
Oggi resta solo Guido a tenere viva quest’arte, più soltanto per sé che per effettivo mestiere. Un sarto, oggi, avrebbe ancora una prospettiva? "Sì, a patto che esista un giovane che voglia imparare il mestiere. Non ce ne sono. Qualcuno prova e dopo sei mesi abbandona. La sartoria su misura resiste e fa fortuna nelle grandi città, come Milano,Torino, Roma, dove personaggi più o meno celebri si fanno fare i capi".
 
Quante ore di lavoro richiede un capo ben modellato? "Cinquanta ore e forse è questo che scoraggia un po’ chi si avvicina al mestiere".
 
Angoli, nella sua lunga carriera, ha avuto soddisfazioni e riconoscimenti in numerose sfilate e manifestazioni. I suoi abiti erano quasi per sempre, perché sulla qualità della stoffa non ha mai derogato.
 
Ora vive l'età della quiete, assaporando ancora la tenue elettricità del taglia e cuci, quasi metafora dellavita, ma nella placidità di lasciar scorrere una passione che non accenna ad estinguersi.
 
 
Fonte: Egidio Bonomi, "Giornale di Brescia", 30 luglio 2013.