La Sinistra e il Costruttivismo
di Alberto Cartella

Una riflessione che parte dal concetto di 'sinsita' vira sul senso della filosofia e sul fatto che tentare di ridurre il desiderio alla volontà del proprio io, all'affermazione "voglio quella cosa li e farò di tutto per averla" sia la condizione della disperazione

 
Se dico che sono di Sinistra o di Destra non è che ci siamo capiti. La sinistra non è il partito comunista e non esiste un governo di sinistra. La sinistra non è questione di governo. Non essere di sinistra vuol dire partire da sé e allontanarsi sempre di più, nella misura in cui si è privilegiati vivendo in paesi ricchi.
 
Si parte dal proprio io, si passa dalla propria città e ci si allontana sempre di più fino al mondo. Ci si chiede come fare perché la situazione tenga. Ma è chiaro che ci sono dei pericoli in questo, non può durare, è demenziale. Nonostante questo ci si continua a chiedere come fare perché duri. I cinesi sono lontani, ma come bisogna fare perché l'Europa duri ancora?
 
Essere di sinistra è il contrario. Si percepisce innanzitutto la circonferenza: il mondo, il continente, l'Italia, via Pace, l'io. Si percepisce l'orizzonte e si sa che non può durare. È impossibile che la situazione di questi miliardi di persone che muoiono di fame duri ancora. Si tratta di un'ingiustizia. Se si comincia dal limite si è di sinistra. Si capisce che sono quelli i problemi da risolvere; i problemi del “Terzo mondo” sono più vicino a noi dei problemi del nostro quartiere. È una questione di percezione e si tratta di divenire minoritari.
 
La sinistra in quanto tale non può mai essere maggioritaria. La maggioranza presuppone un'unità di misura. La maggioranza non è mai nessuno, si tratta di un'unità di misura vuota. La sinistra è l'insieme dei processi di divenire minoritario. Per definizione nessuno è maggioranza, tutti sono minoranza. Essere di sinistra è sapere che tutti sono minoritari.
 
Mi rendo conto che la lettura di queste considerazioni potrebbe risultare quasi una tortura per chi è troppo abituato alle categorie che riducono la politica ai partiti, ma non si tratta qui di fare chiarezza e del rigore, ma del far confusione. La chiarezza e il rigore riguardano una supposizione. Qui si tratta di supposizioni diverse rispetto alle supposte idee chiare e distinte.
 
Tornando alla sinistra, essere di sinistra vuol dire creare diritto, agire nella giurisprudenza. Si tratta di casi dei quali si discute. La giurisprudenza è la vita e la vita è un insieme di casi. Si tratta di un'uscita dalla filosofia attraverso la filosofia. Disoccuparsi di filosofia vuol dire rapportarsi a ciò che non è filosofico attraverso la filosofia.
 
La filosofia è ciò che vi è di più lontano dalla tuttologia. Il tutto è un'astrazione troppo grande per il lavoro filosofico. Ci si rende conto di ciò quando si incontrano le considerazioni di chi dice che quello che hai scritto riguarda lui. Quando chi legge “la mette sul personale”, e ognuno “la mette sul personale” in maniera diversa, vuol dire che non si sta scrivendo in modo mediocre e troppo astratto, ma che vi è una restituzione alla materialità delle nostre esistenze.
 
La filosofia è un girare attorno ad un turbamento, a qualcosa che mi ha toccato ma che non è rappresentabile. La filosofia è un delirio intorno ad un vuoto, ad un'inquietudine che mette in crisi il farsi un'idea di qualcosa o qualcuno. Questa crisi apre all'incontro, ma è importante precisare che non si incontrano mai le persone, ma le cose, le situazioni e ci colpiscono le situazioni con alcune persone, ma non le persone. Si tratta di concatenamenti. In questo la filosofia è vicino alla fisica teorica (e anche sperimentale) e ai deliri riguardanti le particelle e gli elettroni.
 
Ciò che differenzia la filosofia dalla fisica teorica è la problematizzazione anche delle ipotesi che la fisica teorica non può ulteriormente problematizzare per la creazione delle proprie concettualizzazioni. I fisici teorici non mediocri sono consapevoli che la particella non è altro che un’idea. Il delirio è legato al costruire concatenamenti, al desiderio. Il desiderio è costruttivismo, non è qualcosa di astratto. Desidero far l'amore con la mia compagna con questo paesaggio.
 
Vi è un concatenamento costruttivo, un mettere insieme più cose, un metterle in relazione. Tentare di ridurre il desiderio alla volontà del proprio io, “voglio quella cosa li e farò di tutto per averla”, è la condizione della disperazione, perché sarebbe un’astrazione pura che porta ad un vuoto totale senza passione e senza gioia.
 
Queste considerazioni sono state rese possibili dal guadagno di pensiero che ho ricevuto dai filosofi Gilles Deleuze ed Ernst Cassirer.