A Tavernole gli alpini bresciani per un 'pranzo del perdono'
di Redazione

Nei giorni scorsi la sede degli Alpini di Tavernole ha ospitato il presidente della sezione bresciana Davide Forlani con consiglieri e alcuni collaboratori per un pranzo in onore delle mogli, cui spesso le Penne nere tolgono tempo per coordinare i 158 gruppi provinciali

 
È radicata nel tempo e si tramanda di anno in anno la simpatica tradizione, per i consiglieri e stretti collaboratori della sezione bresciana del convivio denominato «Il pranzo del perdono».
 
Al fianco delle penne nere ci sono infatti le mogli cui è proprio dedicata questa iniziativa. Ma cosa devono farsi perdonare questi alpini dalle loro dolci metà? Presto detto: il tempo tolto alla famiglia per dedicarlo alla grande famiglia alpina.
 
Per i responsabili della sezione l’impegno è infatti notevole: sono gli interlocutori di 158 gruppi, che devono essere seguiti e consigliati nelle loro più svariate iniziative (che non sono poche).
 
Un impegno non indifferente per tutto l’arco dell’anno. Immaginabile quindi quanto tempo distolgano alla famiglia. Per «rimediare» è stato pertanto fissato nei giorni scorsi l’appuntamento dal presidente sezionale Davide Forlani, nella bella sede degli alpini di Tavernole (praticamente «in casa» dal momento che quello della cittadina trumplina è il suo gruppo dove è Forlani cresciuto), dopo un’interessante visita al Forno Fusorio autentico pezzo di storia e vanto della Valtrompia.
 
Ad accoglierli con entusiasmo gli alpini del gruppo, i bocia che hanno cucinato un succulento menù. Ma le festeggiate erano le dolci regine della famiglia anche loro ormai con Dna alpino in corpo.
 
A loro è stata rivolta una richiesta di perdono per «abuso» della loro disponibilità. Le Penne nere non si sono presentate come si potrebbe pensare, con il capo cosparso di cenere e un ramoscello d’olivo in mano ma con un bel «mazzolin di fiori», come recita la vecchia canzone.
 
Al saluto del presidente Forlani le mogli hanno risposto con entusiasmo, dicendosi «felici e orgogliose dei loro alpini», anche perché, come hanno tenuto a sottolineare, «accanto a un grande uomo c’è sempre una grande donna!». 
 
 
Fonte: Giancarlo Buizza, "Giornale di Brescia", 12 maggio 2013.