In carcere 51enne di Nave per incendio doloso e violenze
di Redazione

Il 51enne Bruno Contu sconterà 3 anni e 6 mesi nel carcere di Oristano per un fatto avvenuto la sera del 10 novembre 2007 a Nave, quando appiccò un incendio nell'appartamento della convivente, che più volte aveva maltrattato

 
Sei anni dopo il quadro si ricompone per un 51enne originario della Sardegna, arrestato e costretto a scontare una pena detentiva di 3 anni e 6 mesi nel carcere di Oristano.
 
Per comprendere bene la vicenda di cui stiamo parlando bisogna tornare alle undici di sera del 10 novembre 2011, quando una palazzina comunale sita in via Ospitale 2 a Nave andava a fuoco.
 
Fu immediato l'intervento dei vigili del fuoco di Brescia, della Protezione civile navense e degli uomini del 118: nessun ferito ma al termine dell'intervento tre appartamenti su undici venivano dichiarati inagibili.
 
Le fiamme erano divampate da un appartamento al secondo piano, quello occupato da Mariarosa Genolini, dal figlio e dal convivente della donna Bruno Contu (non presenti allo scatenarsi dell'incendio).
 
Le indagini condotte portarono a seguire la pista dell'incendio doloso per mano proprio di Bruno Contu, altresì accusato di maltrattamenti nei confronti della compagna e di suo figlio.
 
La ricostruzione minuiosa dei fatti appurò che l’incendio era scaturito dal letto della camera da letto mediante liquido infiammabile. Le indagini incrociarono poi le testimonianze e i tabulati telefonici dai quali risultava che la sera dell'incendio l'uomo (sotto effetto di alcol) aveva avuto una serie di telefonate violente con la convivente.
 
La donna, spaventata dalle possibili violenze sia su di lei che sul figlio (già subite quasi quotidianamente in passato e mai denunciate in precedenza), decise di raggiungere l’abitazione della madre. Quindi, Bruno Contu rientrò in casa e non trovandola appiccò il fuoco allontanandosi poi repentinamente.
 
La conclusione delle indagini portò così a indagare il 51enne sia per l’incendio che per maltrattamenti in famiglia. Il processo in primo grado portò poi alla condanna per i reati contestatigli e confermati in sede di appello il 9 novembre 2011, sino alla sentenza definitiva emessa dalla Cassazione lo scorso 15 marzo.
 
Una storia che dopo sei anni giunge al suo epilogo, con l'emissione di un ordine di esecuzione per la carcerazione da parte dell’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura di Brescia: reclusione in carcere per 3 anni e 6 mesi.
 
E di qui l'arresto lo scorso 9 aprile da parte dei carabinieri di Mogoro (suo paese natale) e la traduzione nel carcere di Oristano.