Quasi tutti laureati i 5 Stelle
di Aldo Vaglia

Un'indagine dell'Ocse che ha sondato le competenze degli adulti tra i 16 e i 65 anni in sette paesi: Bermuda, Canada, Italia, Norvegia, Svizzera, Usa, Messico

 
Il nostro Belpaese finisce tra gli ultimi della classe, in compagnia dello stato di Nuevo Leon in Messico.

Un semplice test basato su tre livelli, 1) Capire il foglio illustrativo di un farmaco 2) Seguire le istruzioni per curare una pianta 3) Montare un oggetto, ha dato il seguente risultato: il 5% non ha superato il primo livello, il 50% non ha superato il secondo livello, il 33% non ha superato il terzo.
Meno del 20% possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo per orientarsi nella società contemporanea.
Un analfabetismo, non come quello del passato di cui ci si vergognava, ma di ritorno.
Un analfabetismo, serenamente ignaro, che galleggia in una totale incoscienza, complici le moderne tecnologie che aiutano a mascherarlo e a nasconderlo e che coinvolge il 12% di laureati.
Un vero problema per la democrazia.

Il sapere che i grillini erano quasi tutti laureati dava perciò speranza.
Purtroppo l’illusione è durata fino a che li abbiamo visti all’opera. Non persone adulte che agiscono con la propria testa, ma delle Ambra Angiolini dei tempi in cui era teleguidata da Boncompagni.
Solo che chi li dirige, non è l’intelligente autore e creatore di spettacoli, ma un più semplice Casaleggio, definito “saccente cretino”, che così concepisce il mondo: un gruppo di religiosi e massoni “gruppo Bildelberg” che prepara una guerra mondiale con 5 miliardi di morti, uno tsunami che farà alzare le acque di 12 metri e crollare San Pietro, Notre Dame e la Sagrada Familia, ma alla fine vincerà l’occidente e ci sarà un governo mondiale che prenderà le sue decisioni via internet e tutti vivremo in pace.

Di cosa ci meravigliamo allora se i capi sono questi?
La sicumera di chi è convinto di sapere più di tutti per il solo fatto di avere un pezzo di carta in tasca è forse peggio dell’analfabetismo.
Il semplicismo nel linguaggio (Mi piace non mi piace. Voglio non voglio. Compro non compro. Stupendo orrendo. Santo delinquente. Italiano straniero. Fascista comunista. Amico nemico) diventa il semplicismo delle soluzioni.
C’è il problema dei rifiuti? (Semplice non produrli, non consumando).
C’è il problema del debito? (non ripagarlo, rinegoziarlo, uscire dall’euro).
C’è il problema di come far ripartire l’economia? (Decrescita felice)…

Una definizione di Tullio de Mauro spiega come stanno le cose e perché in Italia non si riesce né a capire per chi votare né a formare un governo: “l’apertura culturale non dipende dal titolo di studio, ma dal desiderio di migliorarsi e crescere culturalmente e socialmente… la crescita degli esseri umani dipende dalle esperienze sociali, culturali e artistiche…il sistema attuale è strutturato in modo da scoraggiare la cultura e incoraggiare la superficialità, la passività, l’intrattenimento sciocco. Questo perché una falsa democrazia non potrebbe sopravvivere se la maggior parte dei cittadini diventasse culturalmente attiva e socialmente evoluta”.

Le martellanti parole d’ordine dei potenti mezzi di informazione, la mancanza di strumenti che permette di orientarsi nella vita, la crisi che sconvolge le esistenze, rendono credibili tutti i ciarlatani che di volta in volta si propongono.
La differenza tra propaganda e ciò che chiede la realtà del paese si scopre solo alla prova dei fatti.