Beppe Grillo e il dottor Stranamore
di Aldo Vaglia

Quando sento parlare di tecnica e della sua potenza, come se fosse lei la cosa e non chi la domina, mi vengono in mente le immagini dell'ineguagliabile film di Stanley Kubrick, magistralmente interpretato da Peter Seller: "il dottor Stranamore"


Il film racconta di come un generale americano squilibrato scateni la guerra nucleare e quanto siano ottusi gli uomini al potere non assolutamente in grado di evitarla.
Il sottotitolo: ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la “bomba” è la parabola filosofica della fallacità umana. Il capolavoro di feroce sarcasmo contro la guerra, contro la politica, contro la tecnologia rende ancora il film perfettamente attuale a quasi 50 anni dalla sua uscita.
 
Le immagini del comandante a cavallo della bomba che sventola il cappellaccio da cow boy, e il braccio meccanico di Stranamore che scatta nell’involontario saluto nazista, non sono solo uno sbeffeggio della guerra fredda, ma sono anche il monito che i fanatismi sono sempre allerta e pronti a risorgere.
Ma cosa c’entra Grillo con il dottor Stranamore? Non possiede l’ordigno “fine del mondo”.
È vero che non possiede l’ordigno “fine del mondo”, ma possiede o propaganda il dominio dello strumento che potrebbe decretare la fine della democrazia rappresentativa.

Che il risultato da lui ottenuto sia servito a spazzar via l’antiquariato, male restaurato, per dar vita a un modernismo più attraente non può che far piacere. Ma come sono andate a finire le primavere  arabe è sotto gli occhi di tutti, e la democrazia diretta di internet è impossibile.
Quanto sostiene Michele Serra è un po’ esagerato, ma fa il paio con la democrazia dei Blog: “se c’è qualcuno che non sa nulla, lo twitta immediatamente. 
Se c’è qualcuno che odia qualcun altro il computer è la sua clava. Sarà anche vero che il web si autocorregge  e si autoemenda, come dicono i fiduciosi, ma nel frattempo: quanta merda, ragazzi”.
Il giovanilismo che scaccia i padri, se oltretutto sono stati dei padri che non si sono occupati dell’eredità per i figli, può convincere, ma i professionisti se non sono individualisti e ladri, in un sistema meritocratico, non possono essere sostituiti da dilettanti allo sbaraglio.

Altro pericolo del grillismo, che già era nei piani di Berlusconi, è quello di stravolgere la costituzione per renderla più confacente ai propri scopi. 
Il farsi la legge elettorale a immagine dei partiti in quel momento al potere, il togliere le preferenze ed avere un parlamento di nominati, un bicameralismo perfetto con premi di maggioranza regionali al senato e nazionali alla camera, non solo non hanno garantito la governabilità, ma non consentono nemmeno alleanze post voto, dal momento che ognuno s’è fatto la guerra per arrivare primo.

La paura di Grillo di perdere il controllo degli eletti, che fa ricusare l’articolo 67 della costituzione sul vincolo di mandato, richiesta sconosciuta a tutte le democrazie moderne, potrebbe prevenire lo sfaldamento, come spiega Leretico nel suo articolo, ma produrrebbe un movimento autoritario, in cui l’unico interprete delle strategie e della volontà popolare rimarrebbe il leader carismatico, per di più inamovibile perché non avendo alcuna carica il suo ruolo non sarebbe contendibile da nessuno eventuale oppositore interno.

L’unico baluardo alla smodatezza ed incompetenza di questi  anni è stata  la Costituzione e il Presidente della Repubblica che ne è custode e garante.
Teniamoci cari entrambi.