Graziella Ajmone nel ricordo di una laureata gardonese
di Redazione

Da oltre un anno presso la biblioteca di Gardone è stato realizzato lo "Scaffale delle tesi": spazio dedicato agli elaborati di giovani dottori del comune o tesi che abbiano come tema la Valle. Tra queste ne spicca una dedicata alla vita di Graziella Ajmone

 
L’occhio è all’istante catturato da un poderoso volume. Non solo per la sua consistenza, piuttosto per il titolo: «Graziella Ajmone scrittrice gardonese per l’infanzia».
 
La biblioteca di Gardone ospita in una - per la verità piuttosto sguarnita sezione - le tesi dei laureati gardonesi. Tra queste, c’è quella dedicata a Graziella Ajmone, realizzata da Marinella Tanghetti, laureatasi qualche anno fa all’Università Cattolica. Il taglio del lavoro è di quelli che incuriosiscono.
 
La professoressa Ajmone è stata per generazioni di gardonesi qualcosa di più di un punto fermo. Impegnata nella scuola media come insegnate e poi come preside, è stata anche per decenni amministratrice comunale con il sindaco Angelo Grazioli.
 
E poi ancora donna di carità discreta, anima dei movimenti cattolici e di assistenza. Una presenza forte ed al tempo stesso lontana, quasi irraggiungibile. Importante è poi la produzione letteraria della professoressa, gardonese d’adozione, figlia del dottor Ajmone, che si aggiudicò la condotta negli anni ’20.
 
Graziella lascia Gardone negli anni della scuola superiore e dell’università per trasferirsi a Milano, dove si laurea in Lettere nel 1934. Durante gli studi universitari «l’interesse e la predisposizione nello scrivere così come la vena poetica - si legge nel lavoro di Marinella Tanghetti - non passano inosservati».
 
Tuttavia, per fruirne bisogna attendere il 1942, quando Vita e Pensiero pubblica il suo primo lavoro, «Mattutino», dove si può ritrovare la sua affinità spirituale con il sentire francescano.
 
Poi ci sono gli anni della collaborazione con La Scuola Editrice e il suo direttore Vittorio Chizzolini, nonché le opere destinate ai giovani. Nel 1950 scrive e pubblica brevi racconti e l’unica opera in versi per fanciulli, «Lo zufolo del pastorello». La produzione continua anche se nel ’52 si registra una sola pubblicazione, «Il bambino che volle camminare».
 
L’elenco è ancora lungo e arriva al 1971, con la pubblicazione di alcune poesie per Mondadori in «Rime piccole». Le opere di Graziella Ajmone destinate all’infanzia hanno sempre finalità educative, comunicative e didattiche.
 
La professoressa Ajmone fu sempre fedele a sé stessa e lo fu anche nella sua produzione letteraria, realizzando opere senza compromessi, tutte da scoprire e riscoprire. Una buona occasione a vent’anni dalla morte, avvenuta il 12 maggio 1993.
 
 
Fonte: Flavia Bolis, "Giornale di Brescia", 2 marzo 2013.