Caro, carissimo Benedetto XVI
di Andrea Crescini

Caro direttore, chiedo ospitalità sul tuo giornale per queste mie poche righe, ti sarò grato se vorrai pubblicarle


Caro, carissimo Benedetto XVI,
(perdonerai il confidenziale tu letterario)

nella sera in cui ha fine il tuo pontificato ti scrivo poche, sincere righe di ringraziamento.
Ti confesso, in tutta sincerità, che quando nella primavera di otto anni fa sei diventato papa non hai trovato in me uno dei tuoi più fervidi ammiratori.

Dopo un così lungo pontificato, come quello del tuo predecessore, con una finale agonia quasi mediatica che non poteva lasciare indifferenti, vedere te sulla loggia delle benedizioni di San Pietro mi ha lasciato freddino e piuttosto scettico.
Dopo tutto eri un uomo di Curia, il supremo custode dell'ortodossia cattolica.

Temevo, allora, che tu fossi più il notaio di Dio che il custode del gregge.
Eppure tu, proprio tu, che avresti nel pensiero comune dovuto, potuto e voluto consacrare la vittoria dell'apparato, di giorno in giorno hai avuto l'intelligenza e la sapienza di riportare la Chiesa fuori dalle mura leonine, ed oggi consegni al tuo successore un'istituzione che non è più reclusa nei palazzi del Vaticano, ma vive e cammina nel mondo.

Certo questi otto anni non sono stati semplici, specie per te, un mite intellettuale che ha dovuto affrontare scandali e difficoltà che avrebbero fatto tremare i polsi a braccia ben più forti e salde delle tue. E' vero, non si può dire che tu sia riuscito a sistemare tutto, eppure altrettanto non si può dire tu non ci abbia provato.

Ma è stato proprio nel momento della rinuncia che tu hai saputo dimostrare la tua grandezza. Lì, in quel momento supremo, hai consegnato una lezione alla storia che sarà difficile ignorare, e ancor di più dimenticare.

Mi, ci hai insegnato che la barca è più importante del suo comandante, eppure chi la governa può decidere di lasciare il comando senza scendere dalla nave.
Oggi la Chiesa è più importante del papa stesso, l'istituzione è tornata ad essere un valore di gran lunga maggiore di chi la rappresenta.

Grazie santità, grazie per averci dato un saggio di umiltà assoluta, che non è un gran rifiuto, bensì la consapevole accettazione di salire sul Calvario e di lasciarsi inchiodare alla croce per dimostrare a tutti che come dice Gesù nel vangelo di Luca, "quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato dite: Siamo servi inutili".

Hai cambiato così la storia, sconvolgendo il pensiero comune e mostrando che esistono strade diverse e ben più eroiche del seguire la consuetudine consolidata.

Come credente hai preteso che la tua Chiesa fosse guidata da un uomo meno fragile di te, con la lucidità cui solo l'amore riesce a dar vita. Sono certo che non ti sei preoccupato di cosa ne sarebbe stato di te, sei troppo intelligente e troppo innamorato per fare che persino la tua persona possa essere messa prima del bene della Sposa di Cristo.

All'imbrunire di questo giorno finisce il tuo potere terreno e torni ad essere un pellegrino che si incammina nel deserto.
Quando sarà il momento sono certo il tuo Signore te ne sarà riconoscente, ma permettimi, oggi, anch'io voglio esserlo perchè più insegnato di tutto mi hai insegnato quanto vale un Uomo. Grazie ancora santità, che Dio la benedica!
 
Andrea Crescini