Cesare Basile, la canzone che racconta
di Davide Vedovelli

Cantautore siciliano di straordinaria bravura ed eleganza, a poche settimane dall'uscita del suo ultimo disco da ascoltare assolutamente, ci racconta un po' di lui, della sua terra dei suoi viaggi e delle sue canzoni.

 

 

Partiamo dal mare, da Catania a Berlino. Due città diametralmente opposte, almeno così possono apparire ad un turista. Tu che hai avuto la possibilità di conoscerle, di conoscere la gente che le abita che analogie e che differenze ti hanno colpito? Questo viaggio come ha cambiato il tuo approccio alla musica?

 

E' un viaggio lontano nel tempo, avevo ventiquattro anni e ora ne ho quarantanove, ciononostante Berlino continua a essere un riferimento attitudinale. Mi ha insegnato a improvvisare, resistere e attaccare. Le differenze e le analogie finiscono sempre per confondersi. I luoghi sono solo occasioni.

Ho avuto l'occasione di intervistare recentemente Dimartino e Roberta Gulisano (cantautori siciliani) e confermavano la mia sensazione che in Sicilia, in questo momento, ci sia un gran movimento musicale e un fiorire di giovani artisti. Tu che impressione hai? Come avverti il clima musicale e culturale in genere della tua isola?

 

E' un luogo strano la Sicilia, si infiamma e spesso, purtroppo, si acquieta improvvisamente. Di sicuro al momento sta esprimendo energie creative, artisticamente e socialmente. Abbiamo una strada ed è quella di generare conflitti necessari. Forse siamo nelle condizioni di sottrarci alla miseria dell'elemosina a cui ci hanno educati per anni.

La cura e la precisione dei tuoi testi, che però risultano naturali e non esercizi di stile, fanno capire che sai benissimo di cosa vuoi parlare e come lo vuoi comunicare. Qualità rara questa, sopratutto nei giovani cantautori. La canzone d'autore ha ormai fatto il suo tempo o c'è ancora qualche cosa di dire?

 

Non credo alla canzone d'autore, credo alla canzone che racconta. I racconti stanno dappertutto e chi si incarica di trasmetterli deve saperli cogliere. Sinceramente mi annoia l'autoreferenzialità di tanti, vecchi o giovani che siano, e più di tutto mi disgusta l'ironia stesa sul nulla.

Ti va di raccontarci un aneddoto che ti ha fatto capire che il tuo lavoro sarebbe stato quello del musicista?

 

Mio nonno suonava il violino e strimpellava la chitarra. Una volta, mentre mi stava insegnando un paio di accordi nuovi, si ferma e mi dice: se vuoi imparare a suonare devi imparare a rubare.

Mi dici tre libri, tre film e tre canzoni a cui sei particolarmente legato?

 

L'uomo che ride, di Victor Hugo. Moby Dick di Melville. La biografia di Severino Di Giovanni di Osvaldo Bayer. Dianne degli Husker Du. Goddam the sun degli Swans.Lover lover lover di Leonard Cohen.

Qual è il tuo vizio preferito?

 

Una volta era l'alcol, lo è rimasto come desiderio ma non è il caso di continuare.

Cosa bolle in pentola?

Combinare guai.

Come tradizione dello “Spaccadischi” l'ultima domanda puoi farla tu a me. Grazie mille per la disponibilità e complimenti ancora per il tuo ultimo album. Un abbraccio di cuore. Davide

 

Sai come smettere di scrivere canzoni?

 

Credo sia una sana dipendenza, una necessità e credo si smetta solo quando questa forma ci va stretta e abbiamo bisogno di trovare altre strade per comunicare, ma fin che l'urgenza e l'esigenza di comunicare pulsa dentro le nostre vene in qualche modo deve pur essere canalizzata ed uscire.