Il disturbo del conflitto
di Itu

Litigare è molto faticoso, richiede molta energia e diventa sano solo se si cercano delle regole che non vogliono distruggere chi abbiamo di fronte

 
Sono un animale umano un po’ ammaccato, del resto sopravvivere e attraversare la mezza età vuol dire piegarsi al vento della vita e sbattere come vele.
Sono sempre rimasta piccina e impaurita dalle parole dei litigi, come se fossi responsabile della distorsione e l’intricamento che comporta la rabbia, mi sono portata dietro per tempi immensi il peso del verbo che stride nel furore.
 
A volte perdendo di vista le motivazioni che portano al delirio verbale, anzi, quasi compiaciuta di trovare il dramma da spiegare.
Poi un giorno ho ascoltato in un tempo in cui il movimento del mare era calmo il benessere della riflessione: nel conflitto nessuno vince e nessuno perde, si può perdere il lume ed esprimere parole che fanno male ma l’importante è sapere che il silenzio sarà la vera medicina, quello che permetterà di vedere il cambiamento.
 
Aspettare che l’altro si schianti sotto i colpi della dialettica e della univoca ragionevolezza è voler vincere battaglie con i mulini a vento, perché esprimere con forza il disaccordo prosciuga le energie ma anche le colora di nuovi sentimenti e percezioni.
Sospinta nell’incertezza di tempi scaduti rispetto alle illusioni cerco riparo per quella bambina impaurita che fui, che tutto ha lasciato correre pur di avere uno sguardo fuggevole.