Brusco calo della produzione industriale in novembre
di Redazione

In novembre - secondo le puntuali rilevazioni del Centro studi di AIB - l'attività produttiva delle imprese manifatturiere bresciane ha registrato una significativa flessione, che segue quella di ottobre.

Il made in Brescia risente della perdurante debolezza della domanda interna e dell’arresto del canale estero, che fino a qualche mese fa aveva fornito un importante sostegno alle nostre produzioni. La deludente performance provinciale si inserisce in un quadro nazionale quanto mai preoccupante, certificato, fra l’altro, dall’indice PMI manifatturiero, in area contrazione da sedici rilevazioni consecutive e attestatosi a novembre ai minimi negli ultimi tre mesi. Tornando ai dati provinciali, la produzione è risultata in flessione per quarantanove operatori su cento, con un saldo negativo del 38% tra imprese che hanno dichiarato variazioni in aumento e in diminuzione, mentre il livello dell’attività produttiva è giudicato inferiore rispetto al potenziale dal 58% del campione.

La segmentazione della dinamica congiunturale per settore evidenzia una flessione maggiore della media nei comparti chimico, gomma e plastica, materiali da costruzione ed estrattive, metallurgico e siderurgico, meccanica tradizionale e mezzi di trasporto, tessile; una contrazione meno intensa nei settori abbigliamento, calzaturiero, carta e stampa, maglie e calze, meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche; per contro, la produzione è rimasta sostanzialmente invariata nel legno e mobili in legno ed è aumentata nell’agroalimentare e caseario.

L’andamento per classe dimensionale denota diffusi cali, particolarmente evidenti per le imprese di maggiori dimensioni.

L’utilizzo degli impianti riflette nel complesso l’evoluzione dell’attività produttiva, con una quota del 50% delle imprese che dichiara di averlo diminuito. Il livello di utilizzo, rispetto al potenziale, è giudicato basso dal 55% del campione.

Le vendite sul mercato nazionale hanno sperimentato una decisa flessione, con un saldo negativo del 46% tra operatori che dichiarano variazioni in aumento e in diminuzione; quelle nei Paesi UE ed extra UE hanno registrato saldi negativi rispettivamente del 37% e del 25%.

Le giacenze di prodotti finiti e le scorte di materie prime risultano sostanzialmente adeguate alle esigenze dalla maggioranza degli operatori. La manodopera è rimasta invariata per il 76% delle aziende ed è diminuita per il 19%.

Le previsioni a breve termine restano molto negative e non lascerebbero intravedere al momento alcuna inversione, o quanto meno interruzione, dell’attuale fase recessiva: per la produzione, il saldo tra imprese che prevedono variazioni in aumento e in diminuzione è di meno 42%. Le prospettive sull’utilizzo degli impianti risultano in flessione per il 44% delle imprese. La forza lavoro è prevista stabile dal 74% del campione, in aumento dal 3% e in contrazione dal 23%.

Gli ordini dal mercato interno sono attesi in ribasso dal 51% delle aziende, con un saldo negativo del 47% tra imprese che dichiarano variazioni in aumento e in diminuzione; quelli dai Paesi UE ed extra UE presentano saldi negativi rispettivamente del 32% e del 20%.