Tornano in scena con cinque repliche «I Caicì de Inzì»
di Erregi

Una tradizione ultratrentennale, quella della commedia natalizia in dialetto della compagnia teatrale di Inzino: quest'anno si giunge al 33esimo appuntamento con uno spettacolo dal titolo "La dieta del dutùr"

 
Fondata nel 1979, l’Associazione Culturale “I Caicì de Inzì” propone, quest’anno, la 33esima commedia in dialetto del periodo natalizio: con i titolo “La dieta del dutur”, lo spettacolo aprirà i battenti la sera di Natale per poi replicare la sera di Santo Stefano, il 29 e il 30 dicembre e, infine, il 5 gennaio e la sera dell’Epifania.
 
Come di consueto l’appuntamento è sempre alle 20.30 al cinema-teatro di Inzino e in scena ci saranno gli attori che ormai non solo gli inzinesi hanno imparato ad amare e apprezzare.
 
Lo spettacolo di quest’anno si divide in tre atti comico-brillanti scritti in dialetto bresciano da Stefano Godizzi. Un autore con cui la compagnia ha già ha avuto il piacere di recitare con successo: con uno dei suoi testi i “Caicì” vantano il loro record di presenze nella sala Cinema Teatro di Inzino di Gardone, record che ovviamente sarebbero più che lieti di superare.
 
Il lavoro di quest'anno presenta una famiglia benestante senza figli formata da una moglie che fa la casalinga e da un marito con un negozio d'abbigliamento e tre dipendenti. Tutto sembra nella norma fino a che il marito, ritirando i risultati della analisi del sangue, scopre di avere  valori fuori norma.
 
Il medico di famiglia prescrive una dieta ferrea che consegna alla consorte raccomandandole di mantenerla rigidamente. Nella vicenda si inserisce una particolare situazione famigliare legata a una eredità già destinata, dove emergono egoismi contrapposti a solidarietà che animano ulteriormente lo spettacolo.
 
Il finale, che ovviamente la compagnia si riserva di non raccontare per non rovinare la sorpresa al pubblico,  è, come in ogni commedia, inaspettato, mentre i personaggi di Godizzi sono semplici, autentici e originali.
 
Il linguaggio tipicamente bresciano e richiama detti e parole che tendono a scomparire dal vocabolario comune, ma che risentiti sul palcoscenico riaprono ricordi d'infanzia, rianimano le figure caratteristiche della tradizione popolare che hanno reso la vita delle piccole comunità montane e contadine degne di quei valori solidali e di coesione sociale.
 
Nello svolgersi del tema ognuno può riconoscere persone a lui vicine e rivivere le stesse esperienze nella quotidianità. Gli episodi non sono mai un paradosso, ma semplici realtà che il trascorrere del tempo non ha cancellato e in alcuni casi si ripresentano più o meno palesemente.
 
La compagnia, il pubblico e, ovviamente l'autore, si uniscono nella convinzione che, attraverso l'animazione teatrale e il sorriso, anche avvenimenti negativi possono essere vissuti meno drammaticamente