Alla riscoperta di don Milani con il Gal di Lumezzane
di Andrea Alesci

Sabato 15 alle 20.45 al teatro Odeon di via Marconi 5 appuntamento con "L'obbedienza non è più una virtù" sull'esperienza di don Lorenzo Milani per un'istruzione anche per i più poveri. In scena Eros Venturini, Elisa Ghidini, Renato Lancini

 
Uno spettacolo unico nel suo genere va in scena sabato 15 dicembre alle ore 20.45 all’Odeon di Lumezzane.
 
“L’obbedienza non è più una virtù” è il titolo scelto dalla compagnia del Gal “Cesare Zanetti”, che salirà sul palcoscenico valgobbino con tre dei suoi componenti: Eros Venturini (narratore, foto 2), Renato Lancini (il testimone, foto 3) ed Elisa Ghidini (lettrice, foto 4).
 
Una proposta teatrale tratta dall’omonimo lavoro di Mina Mezzadri e con la quale fare rivivere per un paio d’ore la storica figura di don Milani.
 
Figura controversa della Chiesa cattolica negli anni ‘50/’60, don Lorenzo Milani (Firenze, 1923-1967) fu discepolo di don Giulio Facibeni, punto di riferimento per il cattolicesimo impegnato in una battaglia civile per l’istruzione dei più poveri.  
 
Nel dicembre del 1954, a causa di screzi con la Curia di Firenze, venne mandato a Barbiana, minuscolo e sperduto paesino di montagna nel comune di Vicchio, in Mugello, dove iniziò il primo tentativo di scuola a tempo pieno, espressamente rivolto alle classi popolari, dove, tra le altre cose, sperimentò il metodo della scrittura collettiva.
 
Opera fondamentale della scuola di Barbiana è "Lettera a una professoressa" (maggio 1967), in cui i ragazzi della scuola (insieme a Don Milani) denunciavano il sistema scolastico e il metodo didattico che favoriva l'istruzione delle classi più ricche (i cosiddetti "Pierini"), lasciando la piaga dell'analfabetismo in gran parte del paese.
 
La "Lettera a una professoressa" fu scritta negli anni della malattia di don Milani. Alla sua morte il libro ricevette un incremento di vendite incredibile, diventando uno dei moniti del movimento studentesco del '68. Altre esperienze di scuole popolari sono nate nel corso degli anni basandosi sull'esperienza di Don Lorenzo e sulla Lettera a una professoressa.
 
Fu don Milani ad adottare il motto "I care", letteralmente mi importa, mi interessa, ho a cuore (in dichiarata contrapposizione al "Me ne frego" fascista), che sarà in seguito fatto proprio da numerose organizzazioni religiose e politiche.
 
Questa frase scritta su un cartello all'ingresso riassumeva le finalità educative di una scuola orientata alla presa di coscienza civile e sociale.
 
L’occasione per rivivere l’esperienza di don Milani è sabato sera alle 20.45 al teatro Odeon di Lumezzane.