Eresie e altri difetti
di Leretico

Una statua campeggia sin dal 1882 in una piazza bresciana. Adesso è in restauro, i fumi e le piogge acide non vanno d'accordo con gli eretici. E neanche la Chiesa cattolica, sembra.

 
Il motivo per cui la statua di Arnaldo sia riuscita a prendere posto nella piazza omonima di una città così cattolica come Brescia, si spiega con l'evento storico che ebbe luogo a Roma il 20 settembre 1870: la breccia di Porta Pia.
L'Italia, quel giorno, si prese Roma e la sottrasse ai Papi, decretando la fine dello Stato Pontificio e quindi del potere temporale della Chiesa.
Il principio "libera Chiesa in libero Stato" cominciò da lì la sua pratica applicazione e non c'è oggi in Italia una città che non abbia intitolata via o piazza a quel famoso giorno di conquista.
 
Il Papa Pio IX non dovette essere molto allegro quando ricevette la lettera da Vittorio Emanuele II che gli preannunciava l'invasione delle truppe italiane che sarebbero passate successivamente per Porta Pia.
Arnaldo da Brescia invece ne sarebbe stato compiaciuto, lui che voleva la fine del potere temporale papalino già nel XII secolo. Per questo Arnaldo fu ucciso per impiccagione e poi bruciato il 18 giugno 1155, le sue ceneri sparse sul Tevere.
A quei tempi non andavano tanto per il sottile, chi sfidava il potere guadagnava, oltre ad un fine vita molto accelerato, una cremazione gratuita con annesso servizio di poetico spargimento delle ceneri nei luoghi maggiormente amati.
 
Un'altra famosa statua di eretico si trova a Roma, in Campo dei Fiori: è il bronzo di Giordano Bruno, il coltissimo frate nolano che nella seconda metà del Cinquecento viaggiò, fuggitivo, in tutta Europa, risiedendo e lavorando in numerose corti reali.
Morì bruciato il 17 febbraio del 1600 a Roma e aggiunse le proprie ceneri a quelle di Arnaldo, anch'esse sparse sul Tevere. Sembra infatti che il servizio di poetico spargimento delle ceneri fosse ormai diventato uno dei servizi extra più popolari.
 
Il vero nome di Giordano Bruno era Filippo.
Nonostante tutti dicessero, anche allora, che la metafisica fa veramente male alla salute, la storia racconta che Filippo Bruno non ne volle sapere di questo monito e si innamorò a tal punto della filosofia da voler cambiare il proprio nome in Giordano, in onore del proprio insegnante Giordano Crispo.
Allora, come oggi, tutti quelli che amavano la metafisica non godevano di grande considerazione e, per quel che mi concerne, già sento un certo odore di bruciato nell'aria.
 
La statua di Giordano Bruno guarda verso San Pietro e tiene in mano un libro.
Anche lui però, con tutti quei libri che scrisse, con tutti quei discorsi sulla scienza, rompeva un po' le scatole agli uomini della Chiesa del suo tempo.
Non sapeva che quest'ultimi avevano il cerino facile? Sicuramente lo sapeva e, da uomo tenace, non abbandonò mai la speranza di un mondo migliore. Non si arrese nemmeno durante le torture che fu costretto a subire nelle carceri romane.
I preti di allora pensavano infatti che il dolore fosse viatico di conoscenza e di verità. Non lesinavano quindi di distribuirne a piene mani, non appena gli si presentava l'occasione.
 
Un altro eretico che non volle accettare i modi e le richieste degli inquisitori fu un certo fra Diego La Matina, eroe del bel libro di Leonardo Sciascia intitolato "Morte dell'inquisitore" (1964).
Fra Diego fu l'unico, tra gli uomini di "tenace concetto" caduti nelle mani della "Santa Inquisizione", ad uccidere il proprio inquisitore: Juan Lopez de Cisneros.
Per questo fu bruciato in piazza a Palermo il 17 marzo 1658, davanti a tutta la nobiltà cittadina e al popolo accorsi al grandioso spettacolo di quell'atto di fede. Lo portarono legato ad una sedia per impedirgli di aggredire altri inquisitori e lo bruciarono con grande soddisfazione su un palco tipo quelli da stadio dei giorni nostri, con il vantaggio, però, dell'illuminazione gratuita.
 
Sciascia ebbe a dire una volta che "appena si dà di tocco all'Inquisizione, molti galantuomini si sentono chiamare per nome, cognome e numero di tessera del partito cui sono iscritti".
Come a significare che i modi del potere sono ancora i modi dell'Inquisizione, a cui non si possono che opporre i modi della ragione, della ricerca della verità, della difesa della dignità dell'uomo per l'uomo.
 
Non ho dubbi che scegliere di percorrere questa strada sia come andar a raccogliere le fascine che saranno usate per il proprio ineluttabile rogo, ma tant'è ognuno lavora come può al proprio destino.
Mi accontenterei comunque di venire un giorno a sapere quanto in profondità l'eloquio di Arnaldo da Brescia, l'amore per la scienza di Giordano Bruno e la dignità di fra Diego La Matina siano riusciti a marcare quel confine, nella nostra società, che il potere non potrebbe e non dovrebbe mai superare.

Leretico