La pratica sacra del mangiare
di Gianpiero Rossi

Lo psicologo lumezzanese affronta in una prima puntata le implicazioni del mangiare e le motivazioni che ci spingono ad andare oltre la semplice nutrizione, continuando a ingurgitare cibo per digerire e placare certe emozioni

 
Ti capita di mangiare per motivi diversi da quelli semplicemente per nutrire il tuo corpo? La maggior parte di noi lo fa. Mangiamo per festeggiare occasioni speciali, per la connessione con gli altri, per aiutarci a pensare meglio o per smettere di preoccuparci.
 
Mangiamo perché stimolati da una fetta di pizza, da un seducente uno spot televisivo o una foto di un dolce al cioccolato.  Mangiamo anche per placare varie emozioni che non vogliamo sentire.
 
Nella nostra cultura, abbiamo il dilemma di una sovrabbondanza di cibo. Qualche anno fa, la US Surgeon General ha riferito che il 60% di tutti i decessi sono stati causati da patologie legate all'alimentazione come le malattie cardiache, ictus, diabete, obesità e alcuni tipi di cancro.
 
Molte culture contadine di tutto il mondo hanno migliore salute e longevità maggiore di noi. Parte della causa di ciò è la nutrizione: quello che mangiamo influisce la nostra salute. Ma la maggior parte di noi conosce almeno le basi del mangiare sano. Che cosa sta succedendo realmente? Perché mangiamo fino ad ammalarci?
 
Come si mangia è essenziale quanto quello che mangiamo. La maggior parte di noi usa il cibo per far fronte allo stress e altre emozioni, per nutrire fami più profonde. Un desiderio di rifugio, sensualità e intimità.
 
Come mangiamo riflette il modo in cui viviamo. Quando si accumulano strati di tensioni non digerite, pensieri ed emozioni per tutta la giornata e poi mangiamo prima di integrarle, stiamo ingerendo tutti queste sensazioni caotiche. Non siamo completamente presenti e perdiamo la sensualità e la soddisfazione del pasto.
 
Ingurgitiamo la prima porzione, procediamo così per il secondo, rassicurandoci che abbiamo ancora del cibo nel nostro piatto. Se non c'è un reale bisogno di fame da soddisfare, continuiamo a ruminare e finiamo per sentirci pieni, ma insoddisfatti. Ti risulta familiare?
 
Con lo sviluppo di una pratica di rallentamento, respirando profondamente, sintonizzandoci con tutti i sensi e masticando completamente, fino all’ultimo, siamo in grado di guarire in molti casi il nostro rapporto con il cibo e con noi stessi.
 
Ogni volta che mangiamo, abbiamo l'opportunità di entrare in uno stato di meditazione compassionevole, sensuale, soddisfacente che migliora il benessere a tutti i livelli. Notiamo che il cibo ha un sapore migliore quando il nostro palato è neutro e la pancia è vuota, ma non troppo affamata.
 
Il prossimo articolo tratterrà passi concreti per questo scopo.
 
Gianpiero Rossi
gprossi@intelligenza.it
c/o Studio di Medicina Clinica via Pasubio 6, Lumezzane, 030.826409