A «passeggio» coi Balarì
di Ubaldo Vallini

Un passo dietro l'altro fino a farne tre milioni e coprire così i 2.280 chilmetri che li separavano da un sogno. La straordinaria storia di Janet e Mike

 
Hanno passeggiato ogni giorno per una quindicina di chilometri, in media.
E in cinque mesi hanno percorso i 2.280 chilometri che separano Gravels Bank, villaggio dello Shropshire, regione del Nord dell'Inghilterra, da Bagolino.
Non un'impresa da atleti, che non lo sono, piuttosto la dimostrazione che passo dopo passo, ne hanno fatti più di tre milioni, quando si ha una meta si può arrivare davvero tanto lontano.
Analogia valida in molti campi.
 
Loro sono la scozzese Janet May di 65 anni e Mike Higgins, 61enne originario del Galles.
Mike, funzionario della British Telecom, è andato in pensione a marzo e insieme alla sua compagna che ha fatto l'insegnante e poi la contabile ha deciso di regalarsi questo viaggio a piedi fino a Bagolino.
Un amore, quello per la cittadina montana della Valle Sabbia, nato 27 anni fa sulle note delle ballate carnevalesche di Bagolino, udite in occasione di una storica uscita dei famosi balarì a Sidmonth, cittadina del Sud dell'Inghilterra.
 
Janet e Mike erano presenti nel ruolo di ballerini e suonatori di una compagnia che ha riportato in auge un antico ballo rituale nel quale le donne suonano quando danzano gli uomini e viceversa: «Abbiamo sentito la musica del Carnevale di Bagolino prima ancora di vedere i balarì e non siamo più riusciti a dimenticarla» ci confidano i due, mentre ci offrono un tè nella casetta che da qualche anno si sono comperati a Ponte Caffaro, in compagnia di Gabriella e della piccola Giorgia che considerano la loro nipotina italiana.
 
Dalle prime due parole scambiate con Bernardo Falconi, l'unico a parlare in inglese fra i bagossi, e il loro arrivo nella valle del Caffaro, sono passati 9 anni.
L'occasione è stata il fare conoscenza con Rosa, la mamma della postina di Gravels Bank, che veniva da Salò e che ha pianificato aereo, taxi, pullman e permanenza all'antica trattoria Gualdi di Ponte Caffaro, per il loro primo viaggio per il Carnevale del 1994.
 
Da allora Janet e Mike non se ne sono perso uno.
Hanno deciso di imparare a parlare l'italiano, preso casa a Ponte Caffaro e anche l'abitudine di trascorrervi tutti i periodi di vacanza: «Per noi è stata una rivelazione arrivare qui, sull'onda di una serie di coincidenze, trovare le miniere di barite come ci sono da noi, le occupazioni agricole di montagna come le nostre, anche se siamo in collina, persino una fabbrica di pantaloni. Insomma: ci siamo sentiti subito a casa».
 
L'idea di venirci a piedi, quest'anno che finalmente avevano entrambi il tempo di farlo, è arrivata per caso: «Quattro anni fa per Natale mia figlia mi ha regalato un contapassi e io ho preso l'abitudine di segnare quanti ne facevamo ogni giorno passeggiando in campagna per tenerci in forma - racconta Janet -. Dopo due mesi mi sono accorta che avevamo percorso 300 miglia. Allora possiamo andare a piedi anche in Italia, ci siamo detti. E l'abbiamo fatto».
 
Passaporto, abbigliamento buono per il sole e la pioggia, telefono e coltellino svizzero, un pc portatile per rimanere in contatto col mondo scrivendo su un blog e una carta di credito, null'altro. Ogni giorno un paese diverso, tempo in abbondanza per assaporarne le caratteristiche e per cercare una cartina abbastanza dettagliata da farli arrivare alla tappa successiva.
 
Quel che non serviva più, insieme a qualche souvenir, veniva spedito a casa. Alla fine di agosto, quando sono arrivati a Bagolino dal Maniva, avrebbero potuto tranquillamente continuare il loro viaggio, tanto era stato tranquillo e riposante.
Nessun intoppo, mai? «Era troppo giusto quello che stavamo facendo. Non poteva essere interrotto dagli imprevisti» ci hanno detto i due inarcando le labbra in un unico sorriso.