Scovato in Valtrompia un bracconiere
di Erregi

Tanto è già stato fatto per abolire la pratica del bracconaggio, ma i più recidivi non mollano, anzi. Nonostante i controlli e la collaborazione di volontari e cacciatori stessi, i casi di maltrattamento sugli animali continuano a essere tanti

 
Sembra un tunnel senza via d’uscita, nel bresciano, quello della lotta al bracconaggio: nonostante volontari, forze dell’ordine preposte e, in sempre più casi, cacciatori stessi, concorrano all’eliminazione di tale piaga e al regolare svolgimento dell’attività venatoria, le segnalazioni e le denunce aumentano.
 
Ed è proprio di questi giorni la notizia diffusa dal Nucleo operativo antibracconaggio che, in Valtrompia ha scovato un bracconiere che deteneva archetti e aveva anche accecato due dei tordi da richiamo con dei chiodi arroventati.
 
A spiegare, sebbene non lo giustifichi, tale gesto, vi è un’antica ed erronea credenza secondo la quale un volatile privato della vista sia indotto a cantare più forte, “tradizione” medievale che gli stessi uccellatori hanno abolito da tempo ma che, incredibilmente, è sopravvissuta.
 
Per il bracconiere triumplino, quindi, alle accuse si aggiunge anche quella di maltrattamento sugli animali e i numerosi archetti ritrovati in suo possesso si vanno ad aggiungere ai 300 ritrovati nel bresciano, insieme a  320 trappole, 83 metri di reti per l’uccellagione, 5 richiami acustici proibiti, 14 fucili e 220 uccelli, vivi o morti, catturati con trappole fuorilegge.