Monti bis
di Aldo Vaglia

Per Platone potrebbe andar bene anche Monti, per Aristotele è forse meglio un "brigante puttaniere" purché eletto dal popolo...


Se prendiamo però la definizione di Ilvo Diamanti che il “montismo” è una sorta di “aristocrazia democratica”, potremmo mettere d’accordo Platone e Aristotele che in fondo convergono su un concetto: “senza educazione dei cittadini la democrazia si può convertire in caos e divenire preda di qualunque demagogo (populista)”.
La questione di come si governa lo stato e quali siano i sistemi migliori non si è ancora risolta e la storia non ci viene in aiuto.

La sinistra perde quasi sempre le elezioni, perché nei paesi ricchi la maggioranza adora i valori i modelli i comportamenti dei ricchi.
Il sistema così detto democratico non favorisce i poveri.
Per essere tutti liberi e uguali i poveri dovrebbero avere accesso al governo.
Ma per vincere le elezioni servono i soldi.
Non c’è più nemmeno un operaio, se non per simbolo, in parlamento.
In una democrazia effettiva la rappresentanza parlamentare dovrebbe rispecchiare la società, ma se i politici sono tutti ricchi chi rappresenta i poveri?
Il ceto politico è ormai composto da classi abbienti e medio alte.
Le sinistre succubi della cultura di destra hanno proposto e approvato, con la scusa che la politica costa, tutte quelle leggi che arricchiscono i politici.

L’eletto di sinistra è così un alieno rispetto agli elettori che dovrebbe rappresentare e non può che fare gli interessi di ciò che è diventato.
Tutto questo si vede nel momento che si avvicinano le elezioni.
Di cosa discutono Renzi e Bersani? Forse di come sta la povera gente e di cosa faranno una volta eletti per migliorarne la situazione? Ma neanche per sogno.
Discutono di regole di quelle che avvantaggiano l’uno o l’altro, si scontrano e si scannano su insulsaggini totalmente avulse dai problemi reali come facevano i loro predecessori.
Se la scelta alle prossime elezioni dovrà essere tra il leader carismatico, il più bravo a usare le sue e le altre televisioni, che racconterà di nuovo la favola della rinascita e addosserà la colpa della sua debacle ventennale ai comunisti, o al comico internauta che ci vorrebbe mandare tutti in bicicletta, o al carino affabulatore che vuol rottamare l’usato sicuro, è meglio tenerci Monti.

La preoccupazione maggiore, più che la mancanza di democrazia (solo formale), è che l’uomo, sicuramente un signore, è un economista, convinto che quella che lui pratica sia una scienza esatta fatta di numeri di leggi e di fenomeni, mentre è una parte di quelle scienze che devono fare i conti con i sentimenti e i vizi dell’umanità.
Forse un filosofo, un letterato, o uno storico sbaglierebbe di meno nel prevedere il futuro, anche economico, della nostra società.
L’uomo è stato definito un “animale politico”, gli ultimi episodi hanno accentuato l’idea che di politico ci sia rimasto ben poco e che predomini la sua natura animale.
Con Monti la politica può riprendere quella dignità che questa “democrazia da bordello” ha ormai irrimediabilmente compromesso.