L'ospedale di Gardone perde «pezzi»
di Erregi

Una chiusura annunciata ma che non per questo colpisce meno: dopo il nido la popolazione triumplina dovrà rinunciare anche al reparto di Ginecologia. Troppo pochi gli utenti e la spending review non ha pietà

 
Un addio annunciato, quello al reparto di Ginecologia del Presidio Ospedaliero di Gardone, avvenuto pochi giorni fa, il 16 settembre per l’esattezza, ultima giornata di apertura all’utenza, già scarsa da mesi, come prevedibile dopo la chiusura del punto nascite del 23 dicembre scorso.
 
Dopo che, da giungo, il reparto era attivo solo durante i giorni feriali, con un’ovvia diminuzione dell’utenza, arriva la notizia della chiusura definitiva del servizio.
 
Nulla ha potuto nemmeno la novità dell’ambulatorio per la ricostruzione del pavimento pelvico e la preoccupazione di quanti vedono in queste chiusure solo il prologo all’eliminazione del presidio stesso, sembrano farsi più fondate.
 
Non nasconde il dispiacere e il disappunto nemmeno il primo cittadino di Gardone, Michele Gussago, che sottolinea come, proprio secondo la spending review, si dovrebbero prima aiutare le strutture sanitarie già esistenti e solo in un secondo, eventuale, momento procedere ad affitti strutture private.
 
A questo proposito Gussago ricorda che gli spedali civili pagano strutture private per la fornitura di servizi che potrebbero facilmente essere di responsabilità del presidio gardonese che, in queste condizioni, rischia, altrimenti, di essere ridotto a mero servizio ambulatoriale, con tutti i disagi che questo creerebbe alla popolazione di tutta la Valle del Mella.