Felice di essere a Reggio
di Ezio Gamberini

«Se avessi dato retta alle sensazioni e allo stato generale fisico e mentale non avrei dovuto correre questa mia quindicesima maratona...»


Se avessi dato retta alle sensazioni e allo stato generale fisico e mentale non avrei dovuto correre questa mia quindicesima maratona……

Due settimane trascorse al mare con la famiglia, in agosto, mi hanno letteralmente devastato.
Dei cinque chili presi, a due settimane dalla 10’ maratona di Reggio ne avevo recuperati soltanto due. Soprattutto la seconda trascorsa a Cesenatico mi ha lasciato il segno.
Nei primi tre giorni avrò divorato centoventi o centotrenta olive ascolane: quei maledetti, all’hotel, continuavano a rimpinzare il buffet di vassoi e io non resistevo.
Al quarto mi sono imposto e ho detto: “Non ci sto!”. Io vado pazzo per le olive ascolane; pur di averne sarei capace di fare qualunque cosa, non dico fino al punto di ritirarmi da una maratona o tagliare qualche chilometro, ma cose meno gravi, come lasciare la moglie e i figli, senz’altro si.

E poi mi ricordano i miei ventiquattro giorni trascorsi ad Ascoli insieme ad altri settecento coetanei nella caserma cittadina, la mia prima partita di serie A seguita dal vivo alla stadio ( Ascoli-Napoli, i portieri Castellini e Pulici, Bruscolotti, Bellugi, Anastasi….), la prima volta che mangiai i “lupini” (e anche l’ultima), l’incontro nella favolosa Piazza del Popolo, una sera di libera uscita, con uno dei miei idoli di quando ero bambino, per l’appunto il mitico Anastasi, al suo ultimo anno in serie A: quasi svenni.
Allora ero magro scannato, ma nei successivi undici mesi, trascorsi con altri centocinquanta svitati nell’aeroporto vicino a casa (Villafranca) nell’ozio totale, presi otto chili.
Da lì cominciò la mia escalation, rinvigorita a ventisette anni di età, quando, da un giorno all’altro, smisi di fumare (e da allora non ho più messo in bocca una sigaretta, neanche per scherzo).

Non potevo però mancare a questo appuntamento emiliano, vera chicca per gli amatori, cullati e riveriti in quanto tali.
E poi, quale occasione migliore di questa per vedere in un sol colpo tanti amici? Con me c’è l’amico Attilio Negri, compagno di tante maratone, anche estere, oltre a Romano Bazoli, l’ex presidente della mia società, l’Atletica Gavardo 90, che essendo giunto alla sua decima partecipazione a Reggio, si può fregiare del  titolo di “senatore”.
La mia società può essere contenta, oggi, poiché ha visto un suo portacolori, Glauco Nedrotti, compiere un exploit straordinario, avendo terminato la sua prima maratona in due ore e trentasette e 31”. Io invece chiuderò in due ore e centosessantotto minuti…….
Insomma, l’avete capito, la palla al piede sono io.

Scorgo nuovamente personaggi già incontrati in altre occasioni ( tra i quali un  “filosofo” campano che ama iniziare le sue ciarliere considerazioni con: “In ‘chillo’ tempore….”), ma se cominciassi a citarli tutti ci vorrebbe un’ora.
Faccio un’eccezione per Willam Govi, che oggi ha corso la sua seicentesima maratona.

Ero partito per la prima volta con un poco di apprensione, poiché la preparazione non è stata ottimale: l’ultimo trenta un mese e mezzo fa, poi due settimane or sono un quindici sotto una fitta neve, sempre sul solito tracciato in riva al fiume, tra i boschi.

Ultimamente su quel tragitto ho incrociato di nuovo Patrizia Tisi, pluricampionessa italiana di cross ed alfiere e migliore azzurra agli europei e mondiali di cross degli ultimi due anni, che devi salutare alla svelta, viaggiando come un siluro (lei…): “Allora, cosa stai preparando?”. “L’europeo, ma prima devo qualificarmi…”. “Per te sarà uno scherzo” e l’ultimo “Ciaooooooooo” se ne va con l’effetto Doppler.

Avevo cercato di prepararmi adeguatamente assumendo ogni giorno vitamine e sali. Qualcuno mi ha consigliato anche di utilizzare propoli in soluzione idroalcoolica, per preservarmi da influenze e raffreddori: “ Una goccia ogni chilo di peso corporeo” mi hanno detto. “Scusa, allora devo prenderne un secchio!”, ho ribattuto declinando l’invito.

Durante una maratona ti viene in mente di tutto, bisognerebbe avere carta e penna per fissare le immagini, cristallizzare le idee. Se non corressi, ne sono certo, non scriverei neppure. E il tempo per tradurre tutto questo su carta bianca? Si trova, si trova….. C’è ad esempio chi va al bar, chi va dietro alle donne…. Per quel che mi riguarda, al bar non ci vado, se non rarissimamente, e per quanto concerne la quota “femminina” di mia pertinenza, posso assicurare di essere al completo, ritrovandomene in casa tre (moglie e due figlie, senza contare il primogenito maschio) oltre a mia mamma e mia suocera.
   
Oggi il mio interesse si è indirizzato particolarmente alle aziende che investono somme ingenti per farsi pubblicità in manifestazioni di questo tipo, da quelle presenti negli stand, fino a quelle che caratterizzano ogni segnalazione chilometrica: ce n’è per tutti i gusti.
A proposito di pubblicità, è crollato un mito: il senatore Andreotti reclamizza una nota marca di telefonini, mercificando il suo acume e la straordinaria personalità.

Ora possiamo aspettarci di tutto: scaduto il mandato, Ciampi e donna Franca, sensuali e lascivi, con in mano un bicchiere di Jack Daniel’s, che con il loro dolce accento toscano rincuorano gli italiani: “Abbiate fiducia nel futuro!”; l’onorevole Pannella che mastica chewing gum e appeso al collo mostra un cartello con scritto: “Nicorette”, per smettere di fumare; una gigantografia del pacioso Prodi e sotto, a caratteri cubitali: “Mortadelle Fiorucci. Salu(a)mi bolognesi!”, in parte una di Fassino che reclamizza i grissini torinesi della San Carlo: “Fassino…di Torino, sono il grissino”.
E l’ “Altro”? Lui non ha bisogno di nulla, Lui è la pubblicità subliminale fatta persona, ad ogni sorriso sprizza Mediaset da tutti i pori e non ha tre narici come gli altri, che mangiavano i bambini, ma possiede trentadue denti sopra e trentadue sotto, non l’avevate notato?

A Reggio ritrovo lo stesso clima familiare e l’identica assistenza post-gara di Custoza: davvero superlative! E’ proprio una festa, ed il tempo stupendo, pur nel clima gelido, ha assistito organizzatori e podisti.

Dopo il pranzo davvero squisito, ad un costo irrisorio (tre euro!) ci avviamo verso la macchina.

Ora ripartiamo, tutto è finito, e fra poco sarà Natale. Lo so, sarò retorico……ma ogni anno, in questo periodo, mi sembra di ritornare bambino e sono pervaso da sensazioni dolcissime. Certamente non posso più rivolgermi come allora al mio angelo custode poiché, appena cresciuto, è stato prepensionato dal Padreterno per lavoro usurante.

In conclusione, voglio augurare a tutti gli amici podisti di potersi fermare davanti al bambinello, la notte di Natale, chiudere gli occhi per un istante e convincersi di poter migliorare  un poco  il mondo che ci circonda, e un po’ di più noi stessi.

Tratto dal volume: “Tapascio Bombatus e altre storie” – Ed. Liberedizioni –

Il racconto è del 2005