L'ultimo abitante di Droane
di Giuseppe Belleri

La piccola frazione di Turano in Valvestino è dimora per il signor Stefano Tedeschi, che tutti chiamano Tiène. Lì vive da solo accanto alla vecchia chiesa di San Vigilio, in un borgo che rimase disabitato già nel XVI secolo

 
A Droane, ora frazione di Turano, in Valvestino, ma che è stato il più antico insediamento della Valsabbi e comune fino al XVI secolo, vive beatamente, quasi fosse in paradiso, il signor Stefano Tedeschi, da tutti chiamato Tiène.
 
Nato in Francia a Saint Laurence de Guise è ritornato nella terra dei suoi avi dopo aver peregrinato e lavorato in varie località, soprattutto come muratore a costruire ponti e gallerie.
 
Ora si gode la meritata pensione nella sua bella casa che sorge accanto all’antica chiesa di San Vigilio, patrono del paese, vicino alla quale anni fa furono trovati degli scheletri di uomini alti 3 metri (forse Nefilim); gli fanno buona compagnia Timba e Toby, due simpatici e festosi cagnolini, molti animali domestici (conigli, galline e piccioni) e selvatici (cinghiali, cervi, falchetti, aquile) che lo vengono a visitare anche nottetempo.
 
Nel 1400 il villaggio era immerso in una grande pineta con intarsi di campagne coltivate, case sparse un po’ ovunque e numerose ed ampie grotte che davano ospitalità ai 150 abitanti, il cui lavoro principale, a parte la fiorente agricoltura e l’allevamento del bestiame, era la lavorazione della resina o pece che, ben pulita nei forni, giungeva fino a Venezia per calafatare le navi.
 
La tradizione vuole che verso il 1500 tutti gli abitanti morirono di peste eccetto due vecchiette che si erano rifugiate in una stalla di capre (l’odore del “becco -vedi siero di Bonifacio- le salvò); cercarono ospitalità nei paesi confinanti, rimasti indenni, ma nessuno le accettò, se non Aer, ma troppo tardi per una delle due.
 
La sopravvissuta, unica erede di Droane, alla sua morte lasciò tutte quelle proprietà ai tignalesi a condizione che ogni anno, nel giorno festivo di San Vigilio, il 26 giugno, vi si celebrasse la Messa e venisse distribuito un quintale di pane fra tutti i partecipanti.
 
Ogni anno si assolve questo lascito ed il pane rimane commestibile a lungo. Anche il signor Tiène è rimasto solo ma condivide la proprietà con i suoi 6 fratelli : ricorda un po’ la leggenda della Vestale e dei 7 fratelli-paesi, ma questo ve lo racconteremo un’altra volta.