Il premio più prezioso della assegna cinematografica veneziana va al regista sudcoreano per il suo intenso dramma. Leone d'argento al "The Master" di Paul Thomas Anderson con potagonisti Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix
Kim Ki-duk è il vincitore del Leone d’oro del 69° Festival del cinema di Venezia. Un premio che va al suo “Pietà”, oscuro dramma che fa perno sul tema della fede, sorta di parabola sul bene e sul male: al centro della storia un uomo che vive facendo lo strozzino e una donna, che a un certo punto gli rivela d’essere sua madre.
Due figure al centro della narrazione e tutt’intorno il disperato squallore di un mondo che si regge sulle dinamiche di odio e denaro che soverchiano (e distruggono) l’umanità.
Una pellicola che già alla ‘prima’ aveva entusiasmato la platea, strappandole un lunghissimo applauso, e pronta a uscire nelle sale italiane a partire dal prossimo 14 settembre.
Il regista sudcoreano non è certo nuovo alle grandi passerelle, sin da quando nel 2004 si fece conoscere con lo stupendo “Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera” e per tutta una serie di film che lo hanno consacrato come uno dei migliori cineasti odierni: La samaritana, L’isola, L’arco, Time, Soffio. Qui sotto il trailer di "Pietà".
Il Leone d’argento è andato invece a “The Master” di Paul Thomas Anderson, che ha portato al cinema una storia che ricorda quella di Scientology, dottrina fondata da Ron Hubbard nel 1954.
Un premio che è andato anche agli attori, con due pezzi da novanta: Philip Seymour Hoffman nei panni dell’ambiguo leader di un movimento pseudo religioso e Joaquin Phoenix in quelli di un alcolizzato seguace. Qui sotto i due teaser trailer.
Nelle foto, dall'alto in basso: Kim Ki-duk con il Leone d'oro, una sequenza di "Pietà", Philip Seymour Hoffman con il Leone d'argento.