Il Nostrano è Dop, ma manca ancora qualcosa
di Erregi

Il riconoscimento ufficiale non glielo toglie nessuno e, anzi, dopo tutta la fatica, guai a chi lo tocca. Ma sotto il punto di vista della lavorazione casearia, molto si può ancora fare e con il sostegno della Comunità montana

 
Sono due i progetti proposti dalla Comunità montana per la diffusione del Nostrano Valtrompia e la sua valorizzazione, che, a Dop raggiunta, è la cosa su cui concentrarsi maggiormente, anche per poter dare spazio a nuove prospettive per i triumplini.
 
Il costo delle proposte dell’ente, però, si aggira attorno ai 435 mila euro, che serviranno a dare una spinta ai due impianti casearii esistenti, considerando soprattutto che, di questi, il primo è in grosse difficoltà e il secondo fatica ad avviarsi. Certo non si parla di noccioline e, quindi, non resta che sperare che anche la Regione si mostri interessata a dare un apporto e un sostegno.
 
Ma viste le difficoltà degli allevatori e dei lavoratori di settore, perché, propone l’ente montano, non unire le forze e far sì che il luogo di lavorazione sia unico, per tutti? Questo, ovviamente, significherebbe rivedere tutto il sistema sfruttato finora e scendere da due caseifici non efficientissimi, quello di Pezzaze e quello di Graticelle, a Bovegno, ad uno solo che, tuttavia, sia punto di riferimento e centro di eccellenza.
 
Un’idea, questa, da 235 mila euro, che prevedrebbe anche la creazione di un nuovo magazzino per lo stoccaggio e la stagionatura e che si completa con la seconda proposta: creare un punto vendita del prodotto dop in Valtrompia.
 
In conclusione, quindi, Graticelle resterebbe come unico punto di raccolta del latte, che verrebbe, invece, lavorato nell’ipotetico nuovo centro unico e venduto, poi, anche attraverso un punto vendita dedicato.
 
Interessata alla cosa sarà soprattutto l’Alta Valle Trompia e, ovviamente i due comuni di Pezzaze e Bovegno, sul cui territorio dsorgono ora i due caseifici, ma tutto è ancora allo stadio embrionale.
 
Nel frattempo si fa avanti anche la necessità di un piano per lo smaltimento dei rifiuti generati dalla lavorazione del latte e, in generale, di natura zootecnica: un progetto da 200 mila euro da portare avanti anche con la cooperativa gardonese Ecotecnica e, anch’esso, solo agli albori.