La dieta a zona
di Ezio Gamberini

Sconsiglio a tutti la dieta a "zona": io, dopo l'ultima maratona di New York, adottandola sono ingrassato tre chili in tre mesi...

 
...Ci troviamo nei dintorni di Aosta ed a mezzogiorno ‘polverizziamo’ un imprecisato numero di piatti di lardo d’Arnad: “Questa è la ‘zona’ del lardo”, mi dicono. Non ci si può tirare indietro.
A Pola, in un ristorante sul mare, in quattro ci sbafiamo un metro quadrato di pesce rombo alto quattro dita: “Ah, come fanno il pesce rombo in questa ‘zona’, non lo fanno da nessun’altra parte.......”.
 
Al ristorante Cavallino di Maranello, quando chiedo se mi possono servire dei tortellini con il ragù, mi guardano tra l’inorridito ed il patetico: “I tortellini si mangiano con un filo di burro. Questa è la ‘zona’ tipica dei tortellini, la sottilissima sfoglia contiene un ripieno sublime di carne, parmigiano e prosciutto crudo; se li ‘uccidi’ con il ragù come fai ad apprezzarne il gusto?”. “Scusi – rispondo pentito e mortificato – ma questa non è anche la ‘zona’ del lambrusco?”.
 
Esco dopo aver gustato due piatti di tortellini e tre quarti di lambrusco, pieno come un otre; per fortuna ciò che avevamo da fare l’abbiamo sbrigato nella mattinata..... Nel mantovano non posso sottrarmi dal divorare una quantità industriale di tortelli di zucca, tipici di questa “zona”, così come non si può rinunciare ad una solenne bevuta quando ci si trova a Custoza, “zona” di bianchi straordinari. In conclusione, amici podisti, lasciate perdere la “zona”........

In febbraio bisogna ricominciare, sarebbe bello fare qualche garetta, mai più ovviamente un cross. Dopo l’esperienza terrificante dello scorso anno (in cui ho fatto il vuoto dietro di me, nel senso che dopo di me non è arrivato più nessuno!), ho risposto che non farò mai più un cross neanche se viene giù il Padreterno in canotta e con l’ultimo modello delle Nike ai piedi, neppure se mi compare la Madonna con indosso una tuta attillatissima o San Giuseppe trafelato che mi rincorre col testimone in mano per darmi il cambio.

La preparazione in effetti è ricominciata a tre mesi dalla sesta Custoza, dopo un inverno che sembrava non finire più, con un’abbondantissima nevicata addirittura ai primi di marzo. In inverno insomma si corre di meno.
Poco male, perchè ci sono anche altri impegni da seguire, che per fortuna sono sostenuti in compagnia di amici.

All’assemblea della cooperativa ‘Ai Rucc e Dintorni’ alla quale sono iscritto da vent’anni, Nene, che siede tra me e Piere (Nene e Piere sono gli amici di sempre con i quali ho accompagnato in Albania il nostro compaesano Don Gianfranco), si alza un istante per parlare con uno che sta seduto nella fila più avanti; è un attimo: mentre sta per sedersi nuovamente, dopo uno sguardo che dura una frazione di secondo e senza alcun accordo preventivo tra noi, ma spinti unicamente da quel tanto di rotelle grippate che ci ritroviamo a dover gestire nei nostri cervelli, Piere gli toglie la sedia da sotto il sedere e io metto una mano in sostituzione del sedile.
Quando Nene tenta di sedersi, sente la mia mano al posto della seggiola, spicca un salto e sconsolato ci guarda e dice: “Ma è possibile? Abbiamo quasi cinquant’anni, neppure i nostri figli giocano più scherzi del genere…....”.  
“No, caro – gli picchiamo all’unisono sulla zucca pelata io e Piere – tu hai quasi cinquant’anni, non noi. A noi ne mancano ancora quattro o cinque!”.                   
 
Su, non si può pensare soltanto alla corsa, ci si deve anche guardare un po’ intorno. Facciamolo, allora. Non allarghiamoci troppo sul mondo, limitiamoci alla cara, vecchia Europa e diamo uno sguardo a chi ci governa: cominciamo con Mr.Bean/Zapatero in Spagna, proseguiamo con Stanlio/Blair in Gran Bretagna, entrato nella storia per il suo terzo mandato, e concludiamo con il tedesco Schroeder che con quei suoi tratti somatici così marcati sembra uscito da un fumetto di Dick Tracy.
 
E in Italia?  Ecco a voi Ridolini (Febo Conti)/Berlusconi (o, se preferite, Jack Nicholson, nella parte di Jocker oppure in Shining, fate voi…), e poi La Russa dagli occhi spiritati che pare l’avversario più malefico di Batman, per finire con Rutelli e Bondi che sembrano i fratelli rispettivamente di Cicciobello e Topo Gigio....... Non parliamo poi di ‘Marco’ Giacinto Pannella, “guru” degli scioperi della fame e della sete.
Se io fossi in lui, per fare un bel botto, opterei sicuramente per uno sciopero del respiro.
Il giorno dopo sui quotidiani di tutto il mondo potremmo leggere: “Ieri mattina alle otto e trentasette l’onorevole Pannella ha iniziato uno sciopero del respiro.
La clamorosa protesta è terminata con successo alle otto e quarantadue. I funerali si svolgeranno mercoledì. Dopo la cremazione, le sue ceneri potranno essere fumate gratuitamente in Piazza Navona”.
 
Ok, dopo “Oggi le comiche” torniamo a cose più serie e parliamo della nostra maratona di Custoza.

Il sabato precedente la gara cerco di riposare, anche se al mattino devo in ogni modo lavorare. In questo giorno di solito accompagno al liceo di Salò Anna, la mia secondogenita, così dorme mezz’ora in più. Non appena saliti in macchina infila un cd: “Mettiamo gli Abba!
Non ti danno allegria di primo mattino?” mi dice, mentre sto già tambureggiando le dita sul volante, preso dal ritmo accattivante di “People need love”, appena iniziato (ma come fanno a piacerle gli Abba, che non era ancora nata?). Poi ‘Waterloo’, ‘Dancing Queen’...... “Vai piano, vai piano, così ascoltiamo anche ‘Fernando’......”. “Ohè, mica possiamo arrivare fino a Gardone Riviera o Limone e ‘bruciare’ a scuola  per ascoltare anche ‘Mamma mia’......”.
Ma non appena lasciata Anna davanti al cancello del liceo ci ripenso, aumento il volume e prima di arrivare al lavoro, allungando un po’ la strada, ‘brucio’ io qualche minuto e mi gusto ancora ‘Money, money, money’ , benedetti Abba e splendidi anni dell’adolescenza e della gioventù...........

C’era tantissima gente oggi, a Custoza, per la sesta edizione della maratona che per l’ennesima volta ha battuto il record di presenze rispetto all’anno precedente: quasi settecento!
Bella soddisfazione per Simone Lamacchi che di questa manifestazione è l’inventore e vero “deus ex machina” (che non è la traduzione dialettale dell’esclamazione di Enzo Ferrari quando costruì la sua prima ‘rossa’: “Dio, che macchina!”).
In gara ed alla fine incontrerò anche altri amici: Carlo Sandrelli, Luca Zava e poi Romano Bazoli, l’ex presidente dell’Atletica Gavardo ’90, il quale mi ha affermato che a dicembre correrà la sua decima Reggio Emilia, sempre presente! Quest’anno voglio esserci anch’io, lo prometto.

Per me quella d’oggi è stata la maratona meglio gestita e meno faticosa degli ultimi tre o quattro anni. Il sole era splendente ed il cielo terso, ma non ho patito gran caldo e l’umidità era bassissima, si respirava bene, insomma.

Ha vinto per la terza volta su sei edizioni Emanuele Zenucchi, mentre il sottoscritto, che aveva ottime sensazioni già da qualche settimana, ha tenuto un ritmo abbastanza costante: 55’ al 10’ km, due ore e 1’ alla mezza, tre ore e 3’ ai trenta per chiudere in 4h e 29m allo sprint per restare sotto le quattro ore e trenta. Sono davvero contento: ho sconfitto anche la “dieta a zona”.

Terminata la maratona è una vera festa gustare pasta e trippa, carne squisita e tenerissima contornata da patate al forno, frittatine ed omelette con salsiccia, il tutto innaffiato da abbondantissimo e prelibato Bianco di Custoza, sotto il tendone strapieno di gente nel magnifico parco di Villa Venier (e nonostante questo, la mia coda è stata di un minuto al massimo).

Saluto ancora un sacco di amici. Tra i tavoli si parla di tutto un po’. Quanti aneddoti ci raccontiamo! Alcuni, se non fossero veri, sembrerebbero quasi inventati.

Mi hanno riferito alcune gesta di “uno” che corre tante maratone: una volta, all’arrivo dell’ennesima “42”, fu omaggiato di una botticella da cinque litri di pregiatissimo olio extra-vergine di oliva; abbozzando un sorriso e sfregando pollice e indice, il “nostro” esclamò che avrebbe preferito “Pecunia, non olet!”.
Sempre lui è stato visto con un foglietto in mano chiedere ai passanti dove fosse la via del poeta Pardi, nel centro di una città dove l’indomani si sarebbe svolta un’importante maratona. Mostrava il foglietto e chiedeva: “Si, il poeta Pardi, lo conoscono tutti......”. La gente prendeva in mano il biglietto e leggeva: “Via Gileo Pardi” e scuoteva il capo, non conoscendo alcuna via con quel nome.

L’inghippo fu scoperto più tardi. L’amico col quale doveva trovarsi il nostro eroe, gli aveva telefonato per mettersi d’accordo sul luogo dell’incontro: “Allora domani ci troviamo in Via G.Leopardi, il poeta”. “Ok – rispose – Via Gileo Pardi, il poeta”.
E riportò fedelmente quanto aveva udito sul biglietto, che in seguito utilizzò per chiedere informazioni agli abitanti.
 
Non ci si deve stupire, se è vero quanto dicono (ma questo è troppo, non ci credo): alle scuole medie quando il suo professore d’italiano lo interrogò su chi avesse scritto ‘La secchia rapita’, lui, che qualcosa ricordava, ma confusamente, rispose: “Mina, mentre beveva una cedrata Tassoni ad Alessandria!”. 

In conclusione non posso sottrarmi dal rivolgere un pensiero gentile a quella benedetta donna di Grazia (auguri a tutte le mamme!), capace di scuotere uno sconsolato Tapascio Bombatus post-New York, che voleva smettere con le maratone, inducendolo alla fine a misurarsi ancora con fatica e sudore per godersi, oggi, la sua migliore prestazione degli ultimi anni.

Tratto dal volume: “Tapascio Bombatus e altre storie” – Ed. Liberedizioni

Il racconto è del 2005