Da lontano?
di Itu

Se ci fosse un posto dove depositare il tormento della vita vorrei proprio sapere in quale differenziato lasciare il mio.Poi mi accorgo che la fatica non riguarda solo me.

 
Buona parte della vita in ogni caso diventa il ricamo con cui intessiamo attraverso i rapporti di famiglia quella nicchia che spetta al nostro tempo e spazio.
Anche quando siamo figli di nessuno, un seme sparso a caso sul pianeta terra ogni anima pensante si trova a guardare indietro dove i passi sono stati tentati da un padre e da una madre e viene un dubbio.
 
Sarà che sono frutto dell’inevitabile marasma di anime che casualmente si incontrano e ripetono lo stesso rito di riproduzione o sono proprio l’originale, unico e irripetibile modello cui spetta il copione unico e irripetibile che nessun altro può interpretare?
Mi sembra un dilemma interessante, “L’essere o non essere” di Amleto si diletta nella pazzia  del seme chiuso in naftalina e regale della sua famiglia, un modo molto occidentale di trasudare verso l’inevitabile onnipresenza e responsabilità sui fatti della vita.
 
Più elastica mi sembra la visione di transumanza delle anime, quel modo di vedere reincarnato lo spirito parte di quasi tutte le radici religiose del sol levante.
E’ probabile che la nostra visione terrena sbiadisca con i sensi attivi la ragione universale del progetto che ci ha sparato in questo tempo e in questo spazio, un destino ci appare più tormentoso e incapibile di un altro e sempre andando oltre il futuro assolve e ridimensiona attraverso frutti diversi.
 
Chi guarda indietro alle radici della sua storia può guardare anche avanti con umiltà, se anche tutto ci appare difficile e intricato è solo perché pensiamo di dover risolvere da soli i nostri drammi.
Se fosse così non bastava programmare un’unica commedia?