Dove abita l'inconscio
di Sandra Vincenzi

Continuiamo il nostro viaggio alla scoperta dello sconosciuto che abita in noi: l'inconscio!

 
Cosa succede ad un pensiero quando scivola nell'inconscio?
Si aggrega a contenuti mentali di analoga caratteristica emotiva: il pensiero del terremoto, con la sua carica emotiva di paura e terrore, si aggrega con la paura di perdere tutto, di non riuscire a sopravvivere, della morte, del lutto, dello sciacallaggio e così via; mentre per i pensieri che portano positività l'esempio di quando siamo innamorati ci riporta anche a pensieri che riguardano la fortuna, il sentirsi amati, benvoluti, potenti, leggeri, invincibili.
 
L'aggregazione delle memorie inconsce va a costituire dei “paesaggi”  interni (cfr. contributo “I paesaggi dell'anima” del 21/5/2012), paesaggi sommersi, popolati di vita: emozioni, pensieri, ricordi, sensazioni, sentimenti, affetti. Potremmo paragonare il tutto al mondo sub-marino, profondo, buio, sconosciuto, e palpitante di vita.
Una volta scivolato nell'inconscio, l'oggetto mentale diventa autonomo rispetto al soggetto pensante e può agire inaspettatamente anche contro la sua volontà.
 
E' così che si sviluppano anche le allergie.
Una persona fa una certa esperienza intensa e significativa per lei, legata ad una qualsiasi modalità sensoriale, come un rumore forte, un colore, un sapore, una sensazione tattile o un odore.
Le emozioni intense si legano al vissuto sensoriale ed ogni qualvolta lo stimolo sensoriale si ripresenta, viene accompagnato dall'emozione alla quale si è legato.
L'emozione può essere piacevole ed allora un certo profumo di fiori ci riporterà alla nostra infanzia facendoci fare un tuffo nel passato; oppure spiacevole e in questo caso il soggetto farà di tutto per non ricordarla, evitando quindi l'oggetto sensoriale che la ricorda e sviluppando appunto un'allergia al rosso, piuttosto che ad un profumo di violetta o un sapore di gorgonzola.
 
Esistono livelli di inconscio più o meni profondi.
Il pensiero registrato può appartenere alla categoria più superficiale d'inconscio; in tal caso non è raro che la coscienza riesca a visitare questo tipo di condizionamento psichico e trarne il contenuto nella forma del ricordo, ritrasformandolo dunque in pensiero corrente.
Durante una psicoterapia il ritorno alla coscienza di un'emozione o pensiero rimosso determinano lo sblocco di un'energia imprigionata.
 
Quando l'energia inconscia si trasforma in pensiero corrente si libera e nutre il nostro fare, pensare e sentire, restituendoci vitalità.
I condizionamenti psichici più difficili da bonificare sono quelli radicati più in profondità, dove è difficile accedere; da essi derivano quei disturbi della personalità più ardui da superare a causa di patologie e problematiche anche gravi in varie sfere della vita: alimentare, sessuale, relazionale, umorale, ecc.
 
Ma dove avviene tutto ciò, ovvero dove abita questo sconosciuto?
Parliamo di profondità per esprimere, con un concetto, una collocazione, e fare in modo che questo concetto possa avere un posto dove stare e non essere più clandestino a noi stessi.
Passando dal piano dei concetti a quello materiale, questa profondità non ha un posto specifico, ne ha molti: le emozioni ed i pensieri inconsci abbiamo il potere di collocarli in qualsiasi punto del nostro corpo, oltre che immagazzinarli in aree specifiche del cervello; così in un arto possiamo aver depositato un'emozione negativa, oppure in un osso, in un organo interno e questo deposito condiziona il funzionamento di quella parte fisica, causando poi anche malattie.
La psicosomatica e la kinesiologia hanno sviluppato precise conoscenze a riguardo e tecniche di guarigione.
 
Ad ogni modo, in qualsiasi posto fosse calata questa profondità, possiamo pensarla abitata da forze formidabili.
La formidabilità di queste forze dipende dal fatto che cambiano il mondo, cambiano noi stessi, ci distruggono come ci elevano, ci salvano e ci condannano. Inoltre sono formidabili anche perché caratterizzano l'individualità di ciascuno, sono qualità dell'anima e nessuno è capace di amare, di sbagliare, di inventare, di soffrire e di gioire come un altro. Infine sono forze che hanno una caratteristica ben precisa: sono sconosciute alla coscienza.
 
Come non sappiamo di un movimento continuo e costante sotto i nostri piedi, sotto la crosta terrestre, ma c'è e ce ne rendiamo conto quando avvengono purtroppo i terremoti; così di queste forze ce ne rendiamo conto in situazioni estreme: durante una malattia, quando abbiamo dei problemi o soffriamo, quando  stravolgiamo la nostra vita, attraverso l'arte, le terapie.
 
Potevamo accorgercene prima?
Sì, sono tanti i segnali e gli indizi che lo sconosciuto che abita in noi ci manda, non è che è fermo, imbavagliato e blindato, ma è piuttosto agitato più che immobile.
Dotarsi di strumenti per auto-osservarsi diventa oggi una necessità di sopravvivenza, proprio oggi che il pensiero, la cultura e la tecnologia hanno – almeno per noi del primo mondo – aumentato le opportunità e le responsabilità della nostra evoluzione, di quella degli altri uomini e del pianeta.
 
Se è così importante riappropriarsi di queste forze vediamo come possiamo farlo?
Attraverso lo studio dei nostri sogni, che vengono utilizzati anche in psicologia come materiale per svelare l'inconscio; i lapsus nel linguaggio ci parlano di sbagli-veri, ovvero di errori che commettiamo sopra-pensiero, perché sotto, nelle profondità, il pensare è diverso dal sentire.
 
Ancora, i tic nervosi, le manie, le ossessioni, l'ansia, le nostre piccole o grandi stranezze, le nostre incoerenze tra dire, fare, pensare e sentire, le nostre produzioni artistiche, e purtroppo le malattie e le sofferenze sono come i sassolini di Pollicino, che avvicinano al sentiero che ci ricondurrà a casa.
Lì ci sono le nostre radici.
Questo ritorno a casa è un tornare alle nostre radici che sono radicate nell'inconscio. 
“Senza radici non si vola” diceva B. Hellinger: un concetto che svilupperemo nel prossimo contributo.
 
Dott.ssa Sandra Vincenzi
PSICOLOGA PEDAGOGISTA
e-mail vincenzisandra@gmail.com