Smaltire i rifiuti elettronici a fine vita
di Redazione

I cosiddetti RAEE (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) sono distinti in cinque raggruppamenti e smaltirli correttamente può generare anche un risparmio energetico: da molti di essi si possono ricavare "materie prime secondarie"

 
I Raee sono rifiuti originati da prodotti elettrici ed elettronici giunti al termine del loro uso o a fine vita.
 
La normativa classifica i Raee domestici in cinque raggruppamenti che hanno un impatto ambientale e una possibilità di riciclo differente, pertanto richiedono diverse procedure e tecnologie di trattamento:
 
R1, freddo e clima (frigoriferi, condizionatori, scalda-acqua).
 
R2, grandi bianchi (lavatrici, lavastoviglie, cappe, forni).
 
R3, televisori e monitor.
 
R4, piccoli elettrodomestici, elettronica e accessori, cellulari).
 
R5, sorgenti luminose e dispositivi di illuminazione.
 
Circa il 55% dei RAEE sono rifiuti pericolosi. Le sostanze pericolose in essi contenute, se diffuse indiscriminatamente, possono danneggiare gravemente l’ambiente e la salute dell’uomo.
 
“Buttare bene” i RAEE contribuisce anche a generare risparmio energetico e risparmio delle risorse naturali. Dal corretto trattamento dei RAEE si ricavano notevoli quantità di materie chiamate “prime secondarie”, destinate all’industria, tra cui oro e rame, con un costo ed un consumo di energia significativamente inferiori a quelli necessari per ottenere materie prime vergini.
 
Come e dove buttarli? Portando i RAEE presso le isole ecologiche. Consegnando al rivenditore l’apparecchio dismesso all’atto dell’acquisto di uno nuovo dello stesso tipo; il negoziante deve ritirare gratuitamente il RAEE e avviarlo al recupero.
 
Il ritiro a titolo gratuito da parte dei negozianti vale anche per gli apparecchi di grandi dimensioni che richiedono la consegna e l’installazione a domicilio; il rivenditore deve ritirare per legge gratuitamente l’apparecchio dismesso e il consumatore è tenuto a pagare solo i costi di consegna del nuovo, secondo quanto disposto dal Decreto Ministeriale n. 65 detto “Uno contro uno” in vigore dal 18 giugno 2010.