Imbrattatori all'opera nel sottotetto di una ditta
di Fonte: Egidio Bonomi, «Giornale di Brescia», 7 giugno 2012
Tra domenica 3 e lunedì 4 giugno alcuni imbrattatori si sono introdotti nel sottotetto della Trafilerie Ghidini, eludendo la sorveglianza e stampigliando indecifrabili segni su una superficie di 4 metri quadrati
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Gli slavati monatti della bomboletta sono tornati in azione. Pareva che gl'imbrattamuri avessero subito una pausa forzata per esaurimento delle superfici da deturpare e invece...
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A Lume, ormai, non c'è parete pubblica e privata che non riporti simboli, disegni, scritte, fesserie in bombolcolor. E non fa da deterrente la norma che prevede l'arresto per chi è colto in flagrante.
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In effetti i carabinieri, tempo fa, avevano sorpreso un ragazzino intento a bombolettare un muro, dopo la mezzanotte, però aveva dodici anni ed era perciò impunibile. Ma i genitori dov'erano?
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L'attenzione dei bombolari sembra patire un alcunché di spasmodico verso nuovi spazi da deturpare: a fianco dell'ingresso delle Trafilerie Ghidini, sul fondovalle, si sta ricavando un parcheggio dietro la ultracentenaria recinzione in cemento che, a lavori ultimati, sarà abbattuta per il passagio dei veicoli verso la sosta.
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Si dà il caso che il piano del parcheggio sia soltanto un paio di metri sotto il tetto in tegole degli uffici. Nella notte tra domenica e lunedì scorsi, un paio di bombolettari hanno scavalcato la recinzione, scalato i due metri che portano al tetto e sulla parete sovrastante hanno elaborato un ampio criptogramma, due segni indecifrabili di almeno quattro metri quadrati.
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Messaggio criptico, come spesso se ne vedono? Sfida verso non si sa chi? E che d'una sorta di sfida si tratti potrebbe rivelarlo il fatto che lo stabilimento è sorvegliato.
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Infatti, verso le tre della mattina di lunedì, la guardia ha intercettato dei rumori sospetti e subito ha fatto un giro d'ispezione all'esterno, senza notare nulla, mai più pensando a una presenza di estranei sul tetto.
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Così, all'apertura, si è scoperta l'ennesima riprova che la stupidità rasenta l'infinito. La scritta è stata subito cancellata. Al suo posto un riquadro per ora bianco, sull'arancio della tinta originale.
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E allora viene in mente la sentenza d'un lumezzanese di larga saggezza: «En da uéta l'è mia nehehare uéher balòh, l'è ahé mia uéher htupecc», nella vita non è necessario essere furbi, è sufficiente non essere stupidi.