A Bovegno approvata la mozione per gli uffici postali
di Erregi

Anche la Provincia non manca di esprimere la propria preoccupazione per la politica di Poste Italiane, che già nei mesi scorsi aveva chiuso o ridotto l'orario di apertura degli sportelli meno produttivi

 
Mesi fa anche lo sportello di San Colmbano di Collio era finito nel mirino dell’operazione di razionalizzazione portata avanti da Poste Italiane per ridurre le spese di gestione e visto l’andazzo, non è difficile credere che la situazione possa espandersi.
 
E in Broletto la preoccupazione si fa sentire soprattutto per quanto riguarda i territori montani, in cui la Valtrompia, almeno nella sua parte alta, è sicuramente inclusa: tagliare su servizi necessari come quello postale (pensate anche solo al ritiro della pensione o al pagamento di una bolletta) significa costringere intere popolazioni a raggiungere, magari tra mille disagi e scomodità, il primo ufficio disponibile e aperto che, magari, è a chilometri di distanza.
 
Per questo il Consiglio Comunale di Bovegno ha appoggiato all’unanimità la mozione portata avanti dal Consiglio Provinciale che auspica un confronto con Poste Italiane e un maggior preavviso quando e se alcuni uffici dovessero essere chiusi, sempre, però, tenendo conto delle esigenze della cittadinanza.
 
Nello scorso periodo natalizio, infatti, la notifica di chiusura è arrivata solo lo stesso giorno in cui è stata attuata, causando, com’è prevedibile, disagi e ritardi.  A questo si aggiunge l’osservazione che, essendo Poste Italiane di proprietà del Ministero dell’Economia e delle Finanze, la società ha ricevuto, nel 2011, 300 milioni di euro dallo Stato, volti ad assicurare una totale copertura del territorio nazionale, pena, diversamente, una multa di 1 milione e mezzo di euro.
 
La polemica, insomma, così come la preoccupazione, ha delle basi fondate, soprattutto se si considera un ulteriore controsenso: l’impegno della Regione Lombardia per la rivalorizzazione delle zone montane, volto ad evitarne lo spopolamento viene largamente contrastato da decisioni di questo tipo.
 
Si necessita, quindi, oltre che di una seria discussione sulla questione, di unione: sia le amministrazioni dei comuni che sono stati o potrebbero essere coinvolti, che la cittadinanza devono poter far sentire la propria voce e va compreso che, in quanto sovvenzionato in parte dallo Stato e quindi dai contribuenti, il servizio postale è un diritto.