Mai
di Itu

Alcune parole sono più dolorose di altre, sceglierle ci aiuta a entrare in altre dimensioni

 
Ho scoperto da qualche anno il potere perverso della parola “mai”, una parola tagliente che nella carne entra  come la lama di un bisturi, come la richiesta di rinunciare a satana in tutte le religioni.
Potrei elencare alcuni “mai” pronunciati nella mia lunga adolescenza, perché da lì partono i confini in cui volevo raccogliere i pezzi di me seminati dall’infanzia: mai lascerò il mare, mai assaggerò le rane, mai smetterò di suonare, mai smetterò di lavorare, mai permetterò di sentirmi abusata, mai giocherò per soldi, mai andrò in guerra… non finirei mai la mia lista, si è impressa dentro un’epoca in cui tutto sembrava possibile, perfino la realizzazione dei sogni.
Oggi, c’è chi di fronte a tutti i suoi mai rinuncia alla vita che invece per uscire vuole cambiamenti continui, soluzioni nuove, e il mai diventa una parola pericolosa.
Mai è una tana apparentemente calda ma buia  e scura come nella crisi che stiamo vivendo.
 
Mai è una parola importante, dovremmo usarla con più rispetto per lasciar passare tra le crepe di quel muro un piccolo raggio di luce, lasciar scivolare un sassolino, notare qualche fessura da cui far passare il più tenero e precario dei pensieri: oggi esisto.