Grande sorella
di Aldo Vaglia

La televisione garantisce tanta visibilità. Ma garantisce anche democrazia e corretta informazione? Il caso Grillo.


L’era della televisione non ci ha imposto quel grande fratello ipotizzato da Orwell, ma ci ha portato in casa una grande sorella che ci avvolge e ci coinvolge vivendo con noi quasi ogni momento della vita. (Carlo  Sartori)

Beppe Grillo sgrida il suo candidato Paolo Putti per aver partecipato a Ballarò.
“Se avessimo scelto la televisione per affermarci, oggi saremmo allo zero virgola qualcosa per cento. Partecipare ai talk show fa perdere voti e credibilità non soltanto ai presenti, ma all’intero movimento”.
Non tutti hanno gradito e certe accuse di dispotismo si sono manifestate anche all’interno
dei 5 stelle.

Di una cosa Grillo ha ragione: i dibattiti televisivi sono pilotati ad arte, le domande ai politici preparate e concordate, le discussioni non approfondiscono niente.
È anche questione di “target” come insegna Berlusconi, un certo pubblico ha la capacità critica di un bambino di 12 anni e sfruttare il “mezzo” in tutte le sue potenzialità  ha consentito al “tycoon televisivo” di diventare l’intoccabile premier degli ultimi 20 anni.

Nel villaggio globale non tutti sono entrati e l’uscirci ha molte volte portato fortuna.
Quella di Grillo è coincisa con la sua espulsione dal circuito da parte di Craxi.
Ne hanno guadagnato prima di lui cantanti come Battisti, Gaber e Mina; non è andata male nemmeno a Santoro, Luttazzi e Biagi.
Alcuni rientri non hanno avuto i successi sperati come nel caso della Guzzanti.
Anche la Lega non omologata era migliore di quella televisiva.

Il non farsi irretire dalle sirene può cambiare il modo di far politica.
La democrazia è un’operazione culturale piuttosto complicata, pochi i luoghi e i momenti nei quali viene pienamente esplicata.
Qualcuno la giudica contro natura, per questo è un’eccezione nella storia umana; senza consapevolezza e informazione c’è demagogia non democrazia.

Lo strumento televisivo non ha tempo per la riflessione, può creare attraverso la propaganda una classe di consumatori governati da oligarchie.
Se le preoccupazioni di Grillo vanno in questa direzione sono le benvenute e anche se non diverranno maggioranze, sono il sale della politica.
Di contro se servono esclusivamente per un distinguo aristocratico e per il timore del dibattito, non verranno né capite né applicate dalla propria base.