Sedici anni
di Itu

Chissà quale sarà la vera fatica del vivere.


Sedici anni sono abbastanza per decidere di fare balla in una serata al bar?
Sono abbastanza per prendersi la briga di decidere come condurre una relazione amorosa senza conseguenze dolorose su vite chiamate dalla tempesta degli ormoni?
 
Eppure c’è un movimento che rompe dall’adolescenza che vedo più sano dell’antica preoccupazione matura, specialmente quando sono in coda a chi si raccomanda ad un video e strappa foglietti nulli alla speranza di vincite risolventi la penuria del vivere quotidiano.
Ma è meglio spendere in fermenti lattici per la dissenteria virale di questi giorni o giocare al lotto la probabilità di sopravvivenza a domani?
 
E’ meglio arrivare lucidi alla nostra comune sera o brilli di eccitazione contro il primo albero che si presenta sulla nostra strada?
Me lo domando perché a due adolescenti è responsabilità dare ancora qualche indicazione sul tempo da vivere, tempo che diventa gelosamente loro e in cui frastornati cercano ancora l’eco di quel bambino coccolato e abbracciato tante volte da genitori sempre più fragili rispetto ai sogni da abbandonare.
 
Sedici anni hanno ancora freschezza da vendere, i rimpianti non stordiscono la mente ed il viaggio inizia nel tripudio dei sensi e nel volgere lo sguardo alto sopra le nuvole.
Ogni giorno della vita passa con il suo tempo come è sempre stato.