Una frode da 8,5 milioni a Lumezzane
di Andrea Alesci

La Guardia di finanza ha smascherato nei giorni scorsi l'operazione finanziaria illegale messa in atto da una società valgobbina che commerciava rottami metallici: evasi anche 1,7 milioni di euro sull'Iva e 360mila euro sull'Irap

 
Come l’olio resta a galla in una pentola d’acqua, così diventa visibile a tutti il marcio che un'azienda di Lumezzane aveva tentato d’affogare in sordide operazioni finanziarie.
 
A scoprirle nei giorni scorsi gli uomini della Guardia di finanza di Brescia, che hanno seguito la scia di una serie di aziende “vuote” e costruite ad hoc per produrre documenti contabili falsi, arrivando a identificare la stella madre dell’operazione: un’azienda specializzata nel commercio di rottami metallici.
 
La verifica fiscale ha evidenziato una deduzione illegale di 8,5 milioni di euro prodotti da false fatturazioni, oltre a un’evasione sull’Iva di 1,7 milioni di euro e omissioni sul versamento Irap di circa 360mila euro.
 
Un meccanismo che aveva già molti precedenti nella provincia di Brescia, con le aziende fasulle che andavano a costituire una costellazione di figuranti finanziari in azione per coprire la parte contabile di acquisti di materie prime da parte della ditta in questione.
 
Un accertamento fiscale sulla società valgobbina che è esito di un’indagine che negli ultimi mesi del 2011 aveva già portato le Fiamme gialle a sottoporre a sequestro preventivo ben 15 immobili, un terreno, due moto, un’automobile e un rimorchio facenti capo al proprietario dell’azienda incriminata.
 
Un’operazione di frode fiscale che la dovizia delle forze di polizia tributaria ha smascherato, facendo venire a galla i danni provocati dall’azienda all’intero comparto economico sia come strumento di concorrenza sleale (prezzi giocoforza più bassi) sia come enorme danno all’erario. Ma il peso specifico dell’illegalità alla fine emerge sempre.