Anche oggi
di Itu

Toccare le corde dell'esistenza attraverso la maternità rende le donne fragili.

 
Qualche anno fa una notte feci un sogno, ero galleggiante nell’universo e un filo mi dondolava tra luna e stelle, la sensazione era così appagante che al risveglio seppi che stava succedendo il grande cambiamento che da tempo attendevo: il test di gravidanza confermò quel che il sogno mi aveva annunciato.
Così affrontai voracemente il nuovo, monca di un’ovaia e di una tuba precedentemente e tempestivamente estirpate utilizzai tutte le mie risorse nella direzione di mamma.
Mi sento così fragile nel ricordo di quante illusioni avessi a quel tempo, volevo risarcire tradimenti che non sapevo perdonare, continuavo a fuggire pensando che tutto dipendesse da me e fu la nascita che inchiodò il mio affanno.
Mia figlia si intromise nella mia confusione mentale sgambettando fuori in tempi anticipati imbarazzata di non aver nutrimento nella mia pancia, incavolata nera del suo cordone ombelicale filiforme ed in cerca di respiro e vita.
Fu drammatico per me, mi urlò con quel che aveva in corpo il suo diritto all’autonomia e fu rinchiusa in incubatrice.
Andavo in ospedale per portarle il latte che miseramente mi strizzavo, mi dissero che nella prematurità si era portata dietro la non conclusione della chiusura del foro di Botallo al cuore, cominciai a capire che i sogni sono a metà tra due dimensioni, mi specchiavo nelle vetrine dei negozi di città e chiedevo a quell’ombra di restituirmi il mio fardello, non si può dire la pena di essere mamma senza avere tra le braccia il tuo frutto.
Tra qualche giorno sarà il suo compleanno, per anni ancora ho dubitato delle sue forze, che poi erano la mia fragilità a pensare che io le avessi dato la vita e non avessi preso responsabilità sulla nostra caducità.
Travolta dal tempo del poi posso solo dire: anche oggi.