Cosa sarà?
di Itu

Fare la spesa è un compito più leggero quando ho tempo di guardarmi intorno.

 
Sconfino volentieri per il passo del Cavallo per supermercati a Lumezzane, i prezzi sono ottimi, il pane il migliore, quello di grano duro, e poi ci sono un sacco di quelle tipiche prelibatezze che sono la nostalgia dei meridionali stanziati nel paese serpente in declivio e spento delle luci della ribalta degli anni d’oro della posateria in acciaio.
 
Il tono dimesso nelle vie rispetto ad una decina di anni fa nei supermercati è dimenticato, ti trovi a combattere con mamme che devono far sapere che il loro diletto figlio posizionato nel carrello sceglie lui tra fragoline e biscotti, cosa scegliere per cena spetta a loro e al loro capriccio, magari a tavola dimentichi di aver insistito per gli hamburger al fomaggio che rivoltano la pancia del papà ma che era diventato indispensabile per sopravvivere al tempo della spesa.
 
Trovo il grano cotto per la pastiera, chissà che un giorno non mi venga in mente di studiare una ricetta in internet per farla.
Ma è alla cassa che di più mi intrigo, le mamme sono esauste del giro con i loro bambini incapricciati, le anziane sono dipinte di colori perlescenti agli occhi e arruffate di capelli radi e tinti, maestose nell’incedere che enfatizza il dovere quotidiano di rifoccillare la famiglia intera.
E poi i tacchi, perché le forme tradiscono l’origine ed il caracollare in alto ricorda quell’equilibrio da passeggiate sul lungomare o al centro delle piazze, e l’abito che è sempre curato degli accessori giusti, come si conviene alla migliore creanza di chi si gusta la vita anche nella crisi più nera.
 
Sono completamente affascinata dall’impegno che trasuda nell’esercizio della vita, il crollo dell’economia che ha trasfigurato un paese inventato e che sopporta la nostalgia per le scelte fatte tanto tempo fa e che si mescola alla rassegnazione del comune destino al cambiamento imposto.
Non c’è più limite alla lotta nord sud, finito il soldo siamo diventati uguali.
 
Rimane qualche dubbio, cosa farne di quel lacerante dolore che smosse alla partenza di tanti decenni fa, cosa farne di quelle case rimaste là ad accogliere nelle ferie estive la famiglia giovane, cosa sperare per quei nipoti inconsapevoli di antiche fatiche di fabbrica.
Bell’idea quella del supermercato.