L'adozione mancata
di Itu

Il randagismo di gruppi di cani sta diventando un fenomeno pericoloso nelle periferie delle città.


Quando si adotta un cane è difficile immaginare quanta parte di noi è in gioco, nella scorsa settimana due sono state le vittime di gruppi randagi alle periferie della città, persone sane che pensavano di non dover avere paura ad attraversare un piazzale per l’aggressione del miglior amico dell’uomo.
E’ che quei cani sono stati traditi, sono vissuti troppo tempo accanto alle nostre paure e nevrotici pure loro si sono scaldati nel branco come i lupi e per fame si aggirano nelle periferie senza sapere di cosa mangiano.
 
Cani abbandonati perché i loro padroni sono rimasti loro stessi vittime della salute alterna, inizialmente accuditi con amore ma non sempre possibile in solitudine curare la bestia che nella casa diventa importante e bisognosa.
In città molte persone sole nei loro appartamenti hanno preso per compagnia dei teneri cuccioli negli scorsi anni in cui tornare dal lavoro era troppo duro senza che un essere ti leccasse le mani e scodinzolasse felice della presenza.
 
Poi le cose sono cambiate, penso al terrore di chi solo affronta nella città in solitudine la mancanza di lavoro e se va bene la corsa ad ostacoli della precarietà divisa in prestazioni occasionali dove proprio non entra la cura di se stessi, figurarsi del cane.
Così i cani si sono intruppati, un sindacato a parte, terrorizzati e affamati fuori dal calore domestico, vicini comunque a quella razza che per un po’ si era presa cura di loro.
 
Il primo sentore di rivolta lo avevo sentito per le strade del sud, dove in anteprima la mancanza di lavoro ha fatto ribaltare i piani di spesa.
Adesso capisco che il fenomeno si aggira tra le benestanti città del centro nord, anche qua costretti a non sapere come accudire le bestie accolte tra le nostre case.
Il raccapriccio per morti così atroci mi percorre dentro alla velocità di rispetti mancati.