La crisi edile di Lumezzane
di Fonte: Egidio Bonomi, «Giornale di Brescia», 8 marzo 2012

Fioccano le occasioni nel paese valgobbino, da ville sontuose ad appartamenti a capannoni industriali, per un settore del mattone entrato in crisi già da un paio di anni

 
Un tempo svettavano le gru nel cielo di Lumezzane. Oggi lo spazio... celeste è sgombro, segno visibile della crisi nera dell'edilizia, qui più che altrove. 

Praticamente non si costruisce più ex novo, per lasciare il posto a ristrutturazioni o - in alternativa - a modesti interventi. Ormai la civica amministrazione non fa che concedere permessi a costruire (ora si chiamano così le vecchie «licenze edilizie») per lavori di scarso rilievo: tetti da rifare, qualche modifica interna, manutenzioni straordinarie, ma di nuove case, tantomeno, nuove officine, non si intravede nemmeno l'ombra.

Un tempo l'attività edilizia era alla base di entrate «golose» per le casse dell'amministrazione pubblica che, attraverso gli oneri d'urbanizzazione, rimpinguava la propria borsa, ora più che mai anemica. Tempi mutati radicalmente, anche perché Lumezzane non offre più spazi per poter prevedere nuove edificazioni. Così, nel 2010, sono stati rilasciati 121 permessi a costruire, permessi poi leggermente aumentati nel 2011, fino a raggiungere quota 129. 

E che sia crisi, anche minuta, lo dice pure la chiusura di due dei tre punti di vendita di materiali edili, fino a poco tempo fa attivi nel territorio lumezzanese. Ora resta operativa la sola Edilferramenta di Mazzoldi Roberto, a Pieve, esercizio che abbina ai materiali da costruzione la ferramenta al dettaglio.
 
Quindi c'è chi cerca di rendere un servizio comunque, magari aprendo qualche porta inedita, come - ad esempio - il corso per muratori che la stessa Edilferramenta propone sui nuovi sistemi di impermeabilizzazione, previsto per il 13 marzo prossimo al Fashion Chalet sul Monte Poffe. Roberto Mazzoldi ha rilevato l'attività della mitica Rina Milesi, che per ben quarant'anni ha rifornito le imprese edili della valle. 

D'altro canto, per tornare all'edilizia ora in languore profondo, chi volesse acquistare casa a Lumezzane non avrebbe che l'imbarazzo della scelta: si va dalla villa sontuosa da 600 metri quadri con ampio giardino (una vera rarità per gli spazi ristretti della Valgobbia), ai monolocali, agli appartamenti d'ogni misura e condizione, nuovi e annosi, senza dire del grande patrimonio edilizio rappresentato dai centri storici, dove le vecchie case non ripristinate sono appannaggio - solitamente - di famiglie o nuclei di extracomunitari.
 
Anche perché l'accesso con i veicoli alla parte antica della cittadina è problematico a causa delle vie anguste che, come accade a chi vuole raggiungere il cuore di Sonico, a S. Apollonio, impediscono il passaggio anche ad un'auto che non sia utilitaria. 

Così, la Lumezzane dei numeri crescenti deve premettere al participio un «de», de-crescenti, piuttosto malinconico, in sé, ma questo è. Soprattutto questa è la Lumezzane di oggi, costretta a dover fare i conti con gli spazi ormai esauriti.