Un, due, tre...stella!
di Itu

Nei giochi dei bambini ci sono le regole della vita, per questo l'opportunità per loro è giocarli per tutto il tempo che ne hanno bisogno.

 
Questo gioco in valle prende anche nome “l’orologio di Milano fa tic tac”, regole semplicissime che hanno messo a mio agio anche la mie parti infantili.
Il gioco si svolge su due tempi e il “controllore” è il bambino che perde la sorveglianza del gruppo che da una linea di partenza avanza mentre lui è voltato ad un muro e pronuncia la fatale formula più velocemente che può per disarmare il gruppo incalzante ad usurpare il posto conquistato con l’urto della mano sul muro.
C’è bisogno di un osservatore esterno, è quello che si tira fuori volentieri da certi affanni.
C’è la corsa del tempo delle parole e quell’immobilità da statue di sale quando il conducente del gioco passa attento per un tempo determinato a spiare per ogni concorrente aspirante al suo ruolo quale minimo movimento rompe la fase immota e silenziosa per rimandarlo indietro.
E’ così difficile essere immobili da bambini, li ho visti fermarsi in pose così destabilizzanti che la sfida non era prendere il posto al muro ma proprio quella di affinare la propria capacità d’equilibrio.
C’è chi capisce come muoversi nel gruppo senza far apparire la sua velocità e affanno nel conquistare il posto del controllore, il quale invece si danna a cercare un minimo respiro destabilizzante dell’equilibrio fermo quando ha paura di dover perdere quel ruolo.
Lo trovo un gioco meraviglioso, perché nella vita è proprio così: periodi che sembrano immobili, altri di corse affannose, l’obiettivo un muro da toccare per vincere un altro ruolo, quello che da dei tempi da comandare e poi la rinuncia e il ritorno al gruppo che corre e si immobilizza con un’altra coscienza, un altro sentire il tempo e il ritmo delle cose che cambiano.