Gli umani interrogativi dentro «The Tree of Life»
di Andrea Alesci

Il quinto lungometraggio diretto dal registra australiano Terrence Malick è in corsa per la statuetta d'oro come miglior film. Un'opera forte, come la vita, recitata con grazia da Brad Pitt e Sean Penn

 
Ha la forza del respiro umano il cinema di Terrence Malick: lento e vitale. Ed è proprio la vita quella che scorre con delicata ineluttabilità nelle sequenze di “The Tree of Life”, fra le nove pellicole in corsa per l’Oscar come miglior film 2012.
 
Nell’avvicinamento alla cerimonia di premiazione di domenica 26 febbraio stringiamo l’obiettivo sulla pellicola del regista australiano che, dopo l’esordio nel 1969 con un cortometraggio (“Lanton Mills”), ha sempre usato la parsimonia del saggio per dire quel che aveva da dire: quattro pellicole soltanto lo hanno visto dietro la macchina da presa prima dell’opera in corsa per la statuetta dorata di quest’anno.
 
Poche parole nei film di un uomo che ha sempre lasciato spazio all’epica di un cinema dove è la meraviglia di un quadro ripreso con maestria pittorica a far da forza trainante alle azioni degli uomini.
 
Dalle praterie del South Dakota ne “La rabbia giovane” alle sconfinate piantagioni texane de “I giorni del cielo”, dalla collina delle Isole Solomone ne “La sottile linea rossa” alle foreste della Virginia in “The New World - Il nuovo mondo”.
 
Quattro lungometraggi prima di “The Tree of Life”, dove un quartiere nel Midwest americano è sfondo di una storia lunga quanto una vita, dove il paesaggio altro non è che una famiglia americana che attraversa, come tutti3 gli interrogativi più umani che ci siano (‘chi siamo’, ‘cosa facciamo’, ‘dove andiamo’). Un albero della vita che ci ripara tutti in un florilegio di punti di domanda.
 
Diretto da Terrence Malick, il film (durata 138 minuti) vede fra i protagonisti Brad Pitt, Jessica Chastain, Sean Penn, Fiona Shaw, Joanna Going. Qui sotto il trailer.
 
 

 

Nelle foto, dall'alto in basso: un particolare della locandina e alcune sequenze del film.