Errore o orrore?
di Erregi

Doveva alleggerire la burocrazia il Decreto di semplificazione e sviluppo, però, forse per errore, il testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, recita ora che la durata della validità del porto d’armi lunghe da fuoco è di un anno.

 
Ogni anno rinnovare il porto d’armi: se davvero non si tratta di un errore ma di una modifica apportata volontariamente al decreto che, oggi stabilisce il rinnovo ogni 6 anni, provate ad immaginare le conseguenze della cosa. Già oggi, la Questura, che ogni anno deve trattare 6/7 mila pratiche di rinnovo, è in serie difficoltà, che cosa accadrebbe se le pratiche si moltiplicassero e giungessero a circa 40mila all’anno?
 
Ma parlando anche da un punto di vista meno tecnico, il decreto “taglierebbe le gambe” alla pratica sportiva della caccia, che nella nostra Valtrompia è una passione molto sentita e si tradurrebbe in un danno economico incalcolabile per le industrie armiere per cui la Valle del Mella è tanto rinomata e che produce così tanti posti di lavoro.
 
Per fronteggiare la situazione, il presidente dell’Associazione “Civiltà Rurale Caccia e Ambiente”, Enzo Bosio, ha inviato una lettera ai parlamentari bresciani, per “denunciare” l’accaduto e chiedere che le opportune modifiche e correzioni vengano apportate con celerità, evitando di allungare i tempi di una burocrazia che, lo sappiamo, è già estenuantemente lenta.
 
È salda la buona fede sul fatto che la modifica al decreto sia il frutto di un errore e non di una volontà reale di accorciare così drasticamente la validità del porto d’armi per la caccia e il tiro a volo, ma se quella fiducia fosse mal riposta e davvero ci fosse l’intenzione di procedere in tal senso, il “quarantotto” che potrebbe scaturirne sarebbe inimmaginabile.